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La Fenice in Piazza San Marco a Venezia con 'Carmina Burana' di Carl Orff

08 luglio 2022 | 13.15
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Sabato 9 luglio alle ore 21 sul podio il maestro Fabio Luisi, diretta su Rai5 e Rai Radiotre

(Teatro La Fenice)
(Teatro La Fenice)

Con i Carmina Burana di Carl Orff, interpretati da un grande maestro quale è Fabio Luisi, il Teatro La Fenice torna in Piazza San Marco a Venezia. Il concerto si svolge domani, sabato 9 luglio, alle ore 21.00, per un evento realizzato in collaborazione con il Comune di Venezia e con il sostegno di Intesa Sanpaolo. Il capolavoro di Orff sarà interpretato dall'Orchestra e Coro del Teatro La Fenice e il coro di voci bianche Piccoli Cantori veneziani, con la partecipazione del soprano Regula Mühlemann, del tenore Michael Schade e del baritono Markus Werba. Maestro del Coro Alfonso Caiani. Il concerto sarà trasmesso in diretta televisiva su Rai5 e diretta radiofonica su Rai Radiotre.

Il concerto diretto da Fabio Luisi va ad arricchire la lunga e memorabile lista di grandi eventi targati Fenice che hanno avuto luogo nella splendida cornice di Piazza San Marco, a partire dal primo registrato nei nostri annali, l'allestimento di Cavalleria rusticana e Pagliacci nel lontano 1928, passando per i grandi spettacoli di danza come quello realizzato in collaborazione con la Biennale 1972 intitolato Piazza San Marco Event con la Merce Cunningham & Dance Company, quello che vide protagonista il Ballet du XXème Siècle di Maurice Bejart nel 1975, e quello realizzato il collaborazione con il Comune di Venezia con il Bol'šoj di Mosca del 1994; oppure per gli eventi di musica pop come il concerto di Sting con la Filarmonica della Fenice del 2011; fino al più recente ‘Concerto di ringraziamento’ del 1996 - a ingresso libero - o all'ultimo del del settembre 2020, ancora in piena epoca pandemica, con l'Orchestra e Coro del Teatro La Fenice.

Lavoro teatrale su testi medievali, i Carmina Burana di Carl Orff (1895-1982) fanno parte del trittico, composto in tempi diversi, che comprende anche i Catulli Carmina e il Trionfo d'Afrodite. Di fatto non si basano su una vera e propria trama, essendo quest’opera una cantata scenica fatta – come recita il sottotitolo – di «canzoni profane per cantori e cori da eseguire col sussidio di strumenti e immagini magiche». Orff rinnegò tutte le composizioni precedenti, affermando che il suo catalogo dovesse iniziare proprio dai Carmina Burana, che andarono in scena con successo a Francoforte nel 1937. Dopo quella prima esecuzione dichiarò al suo editore: «Tutto ciò che ho scritto finora e che sfortunatamente Lei ha pubblicato è solo buono per essere mandato al macero». In effetti, Orff aveva trovato solo allora la sua strada, che lo portò a scrivere quasi esclusivamente per il teatro musicale.

Il musicista tedesco ritenne dunque di aver raggiunto uno stile personalmente definito, caratterizzato da un’ossessiva insistenza ritmica, da una scandita e stentorea declamazione e da un primitivismo espressivo. Oltre a una tensione oggettiva dei materiali sonori, nei Carmina Burana vi è anche un’affascinante ricerca di arcaismi strumentali e vocali, reminiscenze gregoriane e trasparenti soluzioni timbriche. Orff inaugurò una sorta di «stile sinfonico per coro» attingendo ai testi di un canzoniere compilato nel tredicesimo secolo nel monastero di Benediktbeueren in Baviera. Vi si ritrovano un gran numero di canzoni goliardiche, in latino, francese e tedesco, perlopiù anonime. Sebbene gli amanuensi che hanno redatto il codice Beuren non abbiamo quasi mai riportato gli autori dei lavori trascritti, si possono fare almeno alcuni nomi di poeti: Pierre de Blois, Walter de Chàtillon, Hugo d’Orléans, Neidhart von Reuental e l’Archipoeta di Colonia. I testi, anche licenziosi, sono d’argomento amoroso, religioso, morale e satirico, un documento comunque prezioso per conoscere una diversa cultura e un diverso modo di concepire la vita. Orff, interpretandone anche la notazione neumatica, ne trasse un’opera arcaico-moderna che alterna oasi di pace a momenti di assordante e percussiva sonorità. Magistrale indubbiamente il trattamento delle voci femminili che tra canzoni bacchiche e di caccia si muovono nel registro più acuto.

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