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Calcio: Figc celebra caduti Grande Guerra, 'senza memoria non c'è futuro'

30 gennaio 2015 | 20.31
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Giovanni Malagò, Gianni Rivera e Carlo Tavecchio - (foto Adnkronos)
Giovanni Malagò, Gianni Rivera e Carlo Tavecchio - (foto Adnkronos)

Erano calciatori e persero la vita da eroi. Il mondo del pallone italiano rende omaggio ai suoi campioni caduti durante la prima guerra mondiale. A 100 anni dall’ultima gara della Nazionale prima del conflitto bellico, la Figc in collaborazione con il Coni ha ricordato oggi le tante storie di sportivi che con le loro imprese hanno unito l'Italia.

"Celebrare un evento di tale portata storica quasi in pochi intimi mi dà un po' fastidio, ma senza memoria non c'è futuro. E questa memoria è importante per il paese che ha trovato un'unità molto sofferta. Sulle frontiere c'erano tutti i nostri cittadini a difendere la patria e il calcio come del resto le altre discipline era presente. Il ricordo deve essere forte, anche se fatto con poche autorità politiche", ha detto il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, sottolineando con una punta di amarezza l'assenza delle istituzioni in occasione della commemorazione allo stadio Olimpico di Roma.

Dal 31 gennaio 1915 al 18 gennaio 1920: passarono praticamente 5 anni tra Italia-Svizzera e Italia-Francia, rispettivamente ultima gara prima del conflitto bellico nel quale l’Italia sarebbe entrata pochi mesi dopo e prima gara dopo la fine delle ostilità. Da Torino a Milano, a cinque anni di distanza, il ritorno in campo degli azzurri era un segnale per il ritorno alla normalità per il Paese e per il calcio stesso, che come tutto il mondo dello sport ha pagato il suo tributo di sangue durante la Grande Guerra.

Uomini come Caimi, Gaggiotti, Corelli, Fossati, Canfari, Ferraris e Cevenini, solo per citarne alcuni, vestendo la maglia azzurra e quella dei rispettivi club hanno contribuito ad unificare il Paese e a far maturare l’identità nazionale. "Queste storie trovano un tale spazio emotivo che potrebbero essere riprese dal punto di vista cinematografico: si fanno tante cose frivole ma le cose che contano ai nostri giovani non le diciamo", ha evidenziato Tavecchio.

"La Figc ha molte più possibilità rispetto ad altre federazioni anche più antiche come tradizione e può cavalcare queste ricorrenze come nessun altro", ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò. "Queste cose hanno un valore enorme, più di qualsiasi spot in tv o dei risultati sul campo. Non mi aspettavo di avere tutti i vertici del calcio presenti, questo fa capire che c'è molta sensibilità su questi temi. Questo è quello che maggiormente vuole l'opinione pubblica, sono orgoglioso del fondamentale messaggio che possiamo dare ai giovani", ha aggiunto il n.1 dello sport italiano.

Al termine della cerimonia, davanti all’ingresso della tribuna autorità dello stadio Olimpico, Malagò e Tavecchio hanno svelato una stele a ricordo dei calciatori caduti in guerra. "Questa stele resterà qui per la vita", ha sottolineato Malagò, che ha voluto al suo fianco anche Gianni Rivera.

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