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"La Fini-Giovanardi è illegittima" Consulta boccia legge sulla droga

12 febbraio 2014 | 16.28
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Roma, 12 feb. (Adnkronos/Ign) - Torna la distinzione tra droghe pesanti e leggere. La Corte Costituzionale ha infatti dichiarato l'illegittimità della legge Fini-Giovanardi , nella parte in cui equipara le due tipologie di stupefacenti. A giudizio della Consulta, la legge viola l'articolo 77 della Costituzione, che regola la conversione dei decreti legge. Dopo la bocciatura, rivive la legge Iervolino-Vassalli.

Contattato immediatamente dall'Adnkronos, il senatore di Ncd Carlo Giovanardi dice di non aver "nessun commento finché non vedo, con i nostri consulenti giuridici, cosa la Consulta ha cassato esattamente".

Poco dopo, però, sottolinea che dall'entrata in vigore della legge, all'inizio del 2006, "nessuno dei governi e dei parlamenti eletti nel 2006, 2008 e 2013, con maggioranze di centrosinistra, centrodestra o tecniche, ha mai provveduto a modificarla". Quindi, afferma Giovanardi, "dopo 8 anni la Corte Costituzionale scavalca il Parlamento confermando alcuni articoli aggiunti nella legge di conversione e annullandone altri sulla base anche di una ben orchestrata campagna promozionale''.

''Nel merito della questione - prosegue - segnalo che rimane in vigore la legge precedente, che punisce con l'arresto e il carcere sia lo spaccio di cannabis che quello di altri tipi di droghe, con la relativa riproposta confusione giurisprudenziale di quale sia la quantità di sostanza che fa scattare la sanzione penale mentre il ricollocare in tabelle diverse le cosiddette droghe leggere e pesanti è una scelta devastante dal punto di vista scientifico e del messaggio rivolto soprattutto ai giovani su una presunta differenziazione di pericolosità dei vari tipi di sostanza, delle cui conseguenze la Corte stessa si assume tutta la responsabilità''.

Per il presidente dei deputati di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, "appaiono sempre più di natura politica e ideologica le sentenze della Corte Costituzionale" e con questa decisione "viene finalmente realizzato quello che la sinistra chiedeva da anni: avviare un processo di legalizzazione delle droghe a cominciare dalla depenalizzazione di quelle cosiddette 'leggere' e dalla liberazione di pusher e spacciatori".

Di segno opposto il commento di Davide Faraone, responsabile welfare del Pd, per il quale la Corte "pone rimedio a una legge sbagliata. Come sostenevamo da tempo, era errata l'equiparazione fatta tra droghe pesanti e droghe leggere, una legge insensata e per di più anche incostituzionale".

Secondo l'ex ministro della Salute Livia Turco, "con questa sentenza si fa finalmente giustizia di una legge scellerata che ha portato migliaia di giovani a varcare le soglie del carcere o essere vittime di un procedimento penale per aver fumato uno spinello".

Che sia "ora di legalizzare la cannabis" lo sostengono i Radicali italiani, in una nota della segretaria Rita Bernardini, e il capogruppo Sel in commissione Giustizia della Camera, Daniele Farina, parla di una "grande emozione nel solco del vento della legalizzazione che soffia in molte parti del mondo, a partire dagli Stati Uniti d'America".

"Aspettiamo di leggere le motivazioni della Consulta, ma è evidente che la sentenza avrà delle positive ricadute sul nostro sistema carcerario, già sotto pressione per via del sovraffollamento. In 8 anni - sottolinea Farina - la legge Fini-Giovanardi non ha ottenuto nessun risultato apprezzabile né dal lato della lotta al crimine organizzato, né in direzione della prevenzione del consumo".

Per Giovanni Serpelloni, capo Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, è necessario rispettare la decisione della Corte "ma bisognerà anche comprendere quali saranno le ricadute in termini di programmazione e gli impatti sanitari sulla salute pubblica di un ritorno al passato di questo tipo''. E aggiunge: "La legge Iervolino-Vassalli è stata fatta in un periodo in cui c'erano certi tipi di droga che non esistono praticamente più, in cui la percentuale di Thc nella cannabis era del 5% mentre ora siamo arrivati fino al 55%".

Nella nota della Consulta, si legge, "l'illegittimità costituzionale" è stata dichiarata "per violazione dell'art. 77, secondo comma, della Costituzione, che regola la procedura di conversione dei decreti-legge, degli artt. 4-bis e 4-vicies ter del d.l. 30 dicembre 2005, n. 272, come convertito con modificazioni dall'art. 1 della legge 21 febbraio 2006, n. 49, così rimuovendo le modifiche apportate con le norme dichiarate illegittime agli articoli 73, 13 e 14 del d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 (Testo unico in materia di stupefacenti)''.

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