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La guerra in Ucraina affama i Paesi fragili

09 giugno 2022 | 15.45
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Nel 2021 la quasi totalità delle importazioni di grano eritree venivano da Russia e Ucraina. Secondo l'ultimo report pubblicato dalla Fao, la guerra rischia di compromettere la capacità futura dell'Ucraina di produrre ed esportare cibo, ma anche l'agricoltura russa rischia di pagare un conto salato

La guerra in Ucraina affama i Paesi fragili

Le conseguenze della guerra in Ucraina si fanno sentire sulla sicurezza alimentare. Sono molti i Paesi che dipendono dalle forniture alimentari russe e ucraine, e molti di questi sono tra i Paesi meno sviluppati, a basso reddito e con deficit alimentare, come l'Eritrea che nel 2021 si è procurata quasi la totalità delle importazioni di grano dalla Federazione Russa (53%) e dall'Ucraina (47%). E anche molti paesi del Nord Africa e dell'Asia occidentale e centrale hanno una forte dipendenza da questi mercati. Secondo il nuovo Food Outlook pubblicato oggi dalla Fao (la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite), la guerra in Ucraina sta causando ingenti vittime, migrazioni, insicurezza alimentare e malnutrizione, nel Paese e a livello internazionale, perché vede coinvolti due tra i più importanti mercati mondiali delle materie prime agricole: la Federazione Russa e l'Ucraina, il cui contributo mondiale nel settore dei cereali è particolarmente significativo. Nel mercato globale del grano, per fare un esempio, nella classifica dei primi sette esportatori (che insieme nel 2021 hanno rappresentato l'89% del commercio internazionale) la Federazione Russa si è piazzata seconda e l'Ucraina sesta.

Tra il 2016-17 e il 2020-21, i due Paesi insieme rappresentavano, rispettivamente, una media del 19, 14 e 4% della produzione mondiale di orzo, frumento e mais. Con conseguente importante ruolo di approvvigionamento che i due Paesi svolgono nel commercio internazionale di alimenti.

Preoccupa la capacità dell'Ucraina di produrre ed esportare cibo in futuro

Sul fronte delle esportazioni, lo stop al trasporto marittimo conil blocco dei porti ucraini è stato particolarmente dannoso, perché da questo dipende circa il 90% delle vendite delle merci ucraine fuori dal paese. Per le esportazioni alimentari, l'ipotesi di utilizzare vie alternative, come la ferrovia e il trasporto su strada, rappresenta una soluzione "vincolata" - sottolinea il report - vincolata ai danni infrastrutturali e alla limitata disponibilità di vagoni e scartamenti ferroviari causati dalla guerra.

E se il presente preoccupa, il futuro potrebbe non essere più roseo. "La guerra ha già inflitto danni immensi al settore agricolo in Ucraina, ciò solleva notevoli preoccupazioni per quanto riguarda la capacità del Paese di continuare a produrre ed esportare cibo in futuro", sottolinea l'analisi della Fao. Già in calo le stime per la produzione 2022/23: colpa delle conseguenze della guerra sull'accesso ai terreni agricoli, sulla disponibilità di manodopera e carburante, della presenza di ordigni inesplosi sulle aree coltivate. E poi ci sono i danni alle infrastrutture e le interruzioni dei trasporti che potrebbero aggravare le perdite nella fase post-raccolta.

La guerra può mettere in crisi anche l'agricoltura russa

E la Russia? Secondo la Fao, le sanzioni internazionali imposte alla Federazione Russa in risposta alla guerra potrebbero infliggere perdite economiche, dirette o indirette, all'agricoltura. I redditi degli agricoltori russi rischiano di risentire negativamente della perdita dei mercati di esportazione che potrebbero derivare dalle sanzioni. Questo potrebbe a sua volta portare gli stessi agricoltori a frenare la produzione di quelle colture più orientate all'esportazione. Inoltre, sebbene la Federazione Russa sia un esportatore netto di fertilizzanti, la sua agricoltura è particolarmente dipendente dalle importazioni di semi e pesticidi: nel 2021 ha acquistato 872 milioni di dollari di erbicidi, fungicidi, insetticidi e altri pesticidi, il 58% dei quali dall'Ue, e 409 milioni di dollari di semi 'ad alto valore' (cioè ibridi, geneticamente organismi modificati o certificati), il 68% dei quali dall'Ue. Questa elevata dipendenza russa dalle importazioni Ue - si legge nel rapporto - suggerisce che le sanzioni commerciali possano far pagare un pesante tributo alla produzione agricola russa.

di Stefania Marignetti

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