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La liquidità fuori dalle tasche, dai bancomat e dai conti correnti

30 aprile 2021 | 11.08
LETTURA: 2 minuti

Gli istituti di credito, sostenuti dalle politiche finanziarie dell’Unione Europea, spingono verso la riduzione del contante. ING chiude i suoi ATM e casse automatiche.

La liquidità fuori dalle tasche, dai bancomat e dai conti correnti

Fineco ha scritto ai propri correntisti che a partire dal 18 maggio scatterà una modifica unilaterale del contratto: i conti con grandi depositi inattivi (sopra i 100mila euro) dovranno alleggerire le proprie giacenze in favore di investimenti, pena la chiusura del conto. Anche UniCredit e Bper, seppur in modo meno diretto, hanno alzato i costi di gestione dei conti correnti. Infine, ING ha annunciato la chiusura dal primo luglio delle proprie 63 casse automatiche sparse sul territorio nazionale e la contestuale riduzione delle filiali da 30 a 23. Anche in Europa i segnali indicano una digitalizzazione, anche degli sportelli: è notizia recente che Deutsche Bank chiuderà quest'anno 150 filiali e consentirà ai dipendenti di lavorare da casa fino a tre giorni alla settimana, una volta riaperti gli uffici.

La notizia della chiusura della filiale arriva quando Deutsche riporta il suo miglior profitto trimestrale da sette anni. La banca ha registrato un utile di 908 milioni di euro per il primo trimestre e ricavi di 7,2 miliardi di euro. Eppure, in un messaggio al personale, il CEO Christian Sewing ha spiegato che la clientela sta passando in massa ai servizi digitali, compresi i video di consulenza remota.

Il nodo della questione riguarda il fatto che il denaro, liquido e contante, giacente sui conti correnti o in circolazione fisica, non rientra più negli interessi delle banche: secondo Abi il volume dei depositi bancari degli italiani ha raggiunto i 1.746 miliardi di euro. Un ristagno di liquidità sui conti correnti che non si muove nell'economia reale. La Banca Centrale Europea, con la sua politica monetaria espansiva, ha di conseguenza reso la liquidità più costosa e spinto i tassi di interesse in negativo. A questo si somma, come ormai di ampia diffusione e consapevolezza, lo sviluppo delle tecnologie digitali applicate ai pagamenti. Il più recente Osservatorio Innovative Payments ha rilevato, infatti, come la pandemia di Coronavirus abbia avvicinato gli italiani al mondo dell’ecommerce e dei pagamenti online: oggi il settore vale 30,6 miliardi di euro e registra una crescita del 31%. Le transazioni da smartphone per il pagamento di bollette, bollettini e ricariche crescono invece del 15% per arrivare a 1,3 miliardi di euro. Il contactless, infine, nel corso del 2020 è salito del 29% in termini di valore transato, raggiungendo 81,5 miliardi di euro.

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