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Pasolini: Franceschini vara commissione per 40° morte, un dovere ricordarlo

17 gennaio 2015 | 18.30
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Il ministro Franceschini costituisce una commissione ad hoc con la scrittrice alla presidenza e fra i componenti Ninetto Davoli, Lidia Ravera e Walter Veltroni, affermando che "l'Italia ha il dovere di ricordare Pasolini e di trasmettere alle nuove generazioni l'attualità del suo messaggio di ricerca e denuncia". L'autrice di 'Porci con le ali': "Intellettuale spericolato, non imbalsamiamolo"

Pier paolo Pasolini durante le riprese di 'Salò o le 120 giornate di Sodoma', reralizzato nall'anno della morte e uscito postumo (Foto Infophoto) - INFOPHOTO
Pier paolo Pasolini durante le riprese di 'Salò o le 120 giornate di Sodoma', reralizzato nall'anno della morte e uscito postumo (Foto Infophoto) - INFOPHOTO

Ricordare Pasolini è un "dovere" e per farlo il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, ha firmato il decreto per la costituzione della commissione tecnico-scientifica con il compito di coordinare e promuovere le iniziative culturali per le celebrazioni del quarantennale della scomparsa (2 novembre 1975) di Pier Paolo Pasolini, affidandone la presidenza a Dacia Maraini.

"L'Italia ha il dovere di ricordare Pasolini e di trasmettere alle nuove generazioni l'attualità del suo messaggio di ricerca e denuncia. Il collegamento con il tema che sta finalmente diventando centrale delle Periferie Urbane, rende la rilettura dei lavori di Pasolini ancora più importante e significativo", ha detto Franceschini.

La commissione è composta, oltre che da Dacia Maraini, da Carla Benedetti, Antonio Calbi, Graziella Chiarcossi, Roberto Chiesi, Ninetto Davoli, Mario De Simoni, Gianluca Farinelli, Angela Felice, Fabrizio Gifuni, Gloria Manghetti, Marta Ragozzino, Lidia Ravera, Emanuele Trevi, Gianni Torrenti e Walter Veltroni.

''Pier Paolo Pasolini è stato a mio avviso un intellettuale provocatorio, spericolato, controcorrente. Ma attenzione a non imbalsamarlo, a non mummificarlo. Non trasformiamolo in una icona. Domandiamoci, piuttosto, che fine ha fatto oggi il coraggio di Pasolini?'', ha dichiarato all'Adnkronos l'assessore alla Cultura della Regione Lazio, Lidia Ravera. ''Ho sempre avuto una grande ammirazione per Pasolini - ha aggiunto - Un intellettuale che sapeva rischiare, che sentiva la necessità di capire, comprendere, che sapeva soprattutto saper guardare avanti con preveggenza, quasi profetica. Quello che lui scriveva negli anni '70 è diventato realtà, 30 anni dopo''.

''Pier Paolo Pasolini non piaceva a tutti - ha sottolineato ancora la scrittrice e assessore alla cultura della Regione Lazio - Diversamente da oggi dove nessuno ama rischiare, soprattutto in ambiti politici, dove bisogna piacere assolutamente a tutti. Lo ripeto - ha proseguito - è giusto mantenere in vita una figura straordinaria come quella di Pasolini, di cui si parla a distanza di 40 anni dalla sua scomparsa. Come si parla di Freud, come si parla di Leopardi''.

Si torna oggi a parlare di 'periferie urbane', temi cari a Pasolini. ''Nelle periferie, in quei luoghi ai margini delle città secondo Pasolini 'vi abitavano gli angeli' -ha commentato Ravera- Non erano contaminati dal consumismo e dalla società. Pier Paolo si illudeva, magnificamente, che l'innocenza e la purezza erano di casa tra le persone più semplici. Li frequentava incurante di quello che sarebbe poi accaduto. Pasolini - ha aggiunto - non temeva l'altro, la diversità. E per questo ha pagato duramente e a caro prezzo''.

E' ancora troppo presto per ipotizzare progetti e proposte, ma Lidia Ravera vorrebbe portare al Salone del Libro di Torino il suo personale ricordo legato a Pasolini accanto agli amici Fabrizio Gifuni ed Emanuele Trevi, anche loro componenti la commissione. ''Non ne ho ancora parlato con loro - ha detto - Ma il titolo della riflessione potrebbe essere... 'Il coraggio di Pasolini'. Domandiamoci quante persone, oggi, hanno quella sua strenua temeriarietà''.

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