Libri: la moglie di Ligabue, io e Luciano anime affini

"Io e Luciano, pur sembrando molto differenti, siamo profondamente simili. E con modalità diverse esprimiamo una qualità di anima molto affine. Era da tempo che mi diceva 'devi scrivere'. E nel momento in cui ho avuto l'occasione di farlo più chiaramente con un libro, mi ha sostenuto tantissimo e tutt'ora lo fa". A parlare è la moglie di Ligabue, Barbara Pozzo, terapista della riabilitazione specializzata in medicina manuale e ora al suo primo libro, 'La vita che sei. 24 meditazioni sulla gioia' (Edizioni Bur), appena uscito e già in ristampa.

Leggera, nel senso calviniano del termine, tiene subito a precisare: "Non sono qui ad insegnare qualcosa - dice all'Adnkronos - Non ho raggiunto nessun traguardo spirituale. Le 24 meditazioni sono semplicemente degli spunti", frutto di 30 anni di studio delle correlazioni fra corpo e anima che lei già condivide da qualche anno con i suoi lettori attraverso il sito www.somebliss.com. Spunti che partono da un presupposto: "la felicità è sempre di passaggio", la gioia, invece, "è fibra della tua anima" e "dal momento che la tua anima non può mai essere annientata, il tuo accesso alla gioia non svanisce mai".

Riservata, ma con il desiderio di 'offrire' al mondo la sua 'scoperta' ("viviamo in un Universo misterioso ma buono che è dalla nostra parte qualunque cosa accada"), a proposito di musica dice: "Un maestro tanti anni fa diceva, cantare è pregare. Il canto, quando arriva proprio dal cuore, dall'anima, è una forma di preghiera. Non necessariamente deve essere un canto di un certo tipo, può avere qualsiasi tipo di sonorità e musicalità, anche le più dure. Comunque quando arriva dal nostro profondo, dalla nostra essenza, secondo me è una forma di preghiera. Il rapporto fra musica e preghiera è quindi direttissimo e anche i concerti sono in questo senso un rito spirituale molto vicino ad una cerimonia religiosa, intesa come spiritualità".

Le parole non scivolano mai addosso e l'informazione può fare molto

Barbara Pozzo dà molto peso alle parole, scritte, pronunciate, cantate e quindi alle professioni che, attraverso le parole, "portano qualcosa verso gli altri. Sicuramente l'informazione può fare moltissimo e questo vale per chiunque abbia un ruolo per il quale porta qualcosa verso gli altri. Un giornalista, un cantante, un attore, per fare degli esempio, sono responsabili del contenuto del loro messaggio e dovrebbero essere consapevoli che quel contenuto non scivola mai addosso a chi lo riceve, ma da qualche parte si ferma. E' un seme che lavora, consapevolmente oppure no".

"Credo, quindi - rimarca - che ognuno di noi abbia la responsabilità di ricordarsi questo e cioè che ogni parola, scritta o detta, ha un potere incredibile. Nell'energia di ogni singola parola sta quello che noi porgiamo al mondo sulla mano. Funzionano così le cose: dove mettiamo l'attenzione, noi aumentiamo l'energia di quella cosa. Quindi se noi tutti continuiamo a spostare lo sguardo e puntare la luce sul negativo, fomentiamo quell'energia e facciamo sì che quel negativo abbia sempre più forza. Se, invece, lo sguardo viene spostato sul positivo inteso come bene, l'attenzione verso questo bene aiuta a moltiplicare questo bene e quindi l'energia positiva crea abbondanza e si rigenera costantemente".

" Se fossimo, quindi, consapevoli - osserva Barbara Pozzo - che a seconda di dove mettiamo l'attenzione, quell'attenzione fa da fertilizzante proprio lì, forse saremmo più attenti a quello che diciamo e facciamo. Credo, però, che non siamo sempre consapevoli di questo e ci sfugge un po' il controllo".

Per guarire bisogna diventare interi, fondamentale soprattutto in questo momento storico

Nel suo libro Barbara Pozzo scrive: "Siamo facilmente preda della fatica, del negativo, della sofferenza. Le persone ferite feriscono le persone. Ecco come il dolore si perpetua, generazione dopo generazione. Possiamo spezzare questa catena" e "guarire". Ma cosa significa esattamente?

"Guarire - spiega - significa diventare interi. Il termine guarigione è proprio sinonimo di interezza per quanto mi riguarda, perché non si tratta di pensare alla guarigione solo in termini di avere un raffreddore e poi guarire (questa è solo una piccola parte della guarigione). Il percorso di guarigione che intendo io è un percorso che ci porta a ricontattare quella parte profonda di noi, quel terreno profondo e stabile che è dentro di noi e che ci permette di vivere una condizione di benessere che prescinde da tutto quello che succede nella nostra vita quotidiana".

"Diventare interi - approfondisce ancora - è fondamentale soprattutto nel momento storico in cui stiamo vivendo adesso, perché molto spesso siamo assolutamente frammentati: la testa pensa ad una cosa, il cuore ne prova un'altra, con le mani e con i piedi facciamo qualcos'altro e andiamo in un'altra direzione e così ci disperdiamo in tante piccole parti. E questa dispersione fa sì che veramente pian piano ci sgretoliamo. Quante volte diciamo 'sono a pezzi', 'mi sento a pezzi'. E' vero, siamo proprio spezzettati e quello spezzettamento fa sì che si disperda tantissima energia perché non siamo compatti, allineati. La guarigione prevede proprio un percorso che ricompatti questi pezzi, che ci riporti integri, tutti interi. L'intento di un percorso di guarigione - argomenta - mira proprio a ricongiungere i nostri vari livelli e ritornare interi in quella parte profonda di noi che poi possiamo chiamare Anima. Gli strumenti per arrivare a questo possono essere tanti. Può essere il corpo o qualsiasi attività che ci porta in questa direzione".