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La Rocca Abbaziale è stata donata dai Benedettini alla città di Subiaco

30 novembre 2022 | 17.59
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Siglato ufficialmente stamattina l'atto di donazione alla presenza del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, del ministro del Turismo Daniela Santanché e del ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida

Il ministro Gennaro Sangiuliano, il sindaco di Subiaco, Domenico Petrini, e il ministro Francesco Lollobrigida
Il ministro Gennaro Sangiuliano, il sindaco di Subiaco, Domenico Petrini, e il ministro Francesco Lollobrigida

La Rocca Abbaziale di Subiaco è stata donata dai monaci Benedettini alla popolazione della cittadina laziale. E' stato siglato ufficialmente stamattina l'atto di donazione alla presenza del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, del ministro del Turismo Daniela Santanché e del ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Una donazione che ha visto quali firmatari l'Abate Ordinario Don Mauro Meacci, che ha introdotto la cerimonia, e il sindaco della città di Subiaco, Domenico Petrini. La Rocca Abbaziale, nota anche come Rocca dei Borgia, rappresenta uno dei luoghi identitari della Città di Subiaco. Il complesso monumentale è stato eretto per volontà dell’Abate Giovanni V intorno all’XI secolo, come difesa dell’ingente patrimonio che l’Abbazia di Santa Scolastica deteneva nella zona e quindi è emblema di quell’indissolubile legame millenario tra vita cittadina e presenza benedettina su sui si fonda l’essenza stessa della Città.

Con l’istituzione voluta da Papa Callisto III della Commenda di Subiaco, la Rocca divenne dimora di cardinali o prelati di nomina pontificia; il primo commendatario fu il cardinale spagnolo Juan de Torquemada, zio del famigerato Inquisitore. Dal 1471-1472 ebbe come Abate Commendatario Rodrigo Borgia, il futuro Papa Alessandro VI, il quale scelse di soggiornare nella struttura, consentendo così alla Città di pregiarsi dei natali di sua figlia, Lucrezia Borgia, significativa figura del Rinascimento italiano.

"Esprimo il mio sentito ringraziamento all'Abate Sua Eccellenza Meacci, persona alla quale, ho scoperto, mi uniscono molti ideali sull'essere cristiani", ha detto il ministro Sangiuliano, ringraziando "Francesco Lollobrigida che mi ha fatto scoprire questo luogo così importante e fondamentale non solo per la cultura italiana, ma europea. Qui nei secoli passati si è irradiato il pensiero cristiano che poi è anche il pensiero italiano. Se la grande cultura greca e latina, se il diritto romano, se la filosofia dell'antichità sono giunte alla elaborazione e alla speculazione dei nostri giorni, lo dobbiamo all'opera dei Benedettini". E ha aggiunto: "L'identità nazionale italiana è anche un'identità religiosa e con il mio ministero della Cultura, nel rispetto delle prerogative dello Stato, la cultura torna a essere anche cultura religiosa. Se lo mettano bene in testa. Se noi abbiamo avuto questo grande lascito dai nostri antenati, che sono stati l'Umanesimo e il Rinascimento, lo dobbiamo proprio a luoghi come questo, all'opera dei monaci Benedettini che hanno fatto fermentare quell'humus culturale dove poi sono nati l'Umanesimo e il Rinascimento".

Sangiuliano ha ricordato le riflessioni di "tre grandi scrittori che appartengono alla cultura identitaria e nazionale, Leopardi, Benedetto Croce e Alessandro Manzoni. Leopardi - ha sottolineato il ministro - nella canzone 'All'Italia' ci fa capire quanto l'Italia sia soprattutto i suoi luoghi. C'è qui la totale unità fra la nozione di patria - e lo dico da patriota - e la nozione dei luoghi della patria. Benedetto Croce, che era un non credente, un laico e un liberale, scrive in un saggio sorprendente per l'epoca, 'Perché non possiamo non dirci cristiani'. Ecco questo saggio ci insegna quanto l'identità italiana sia in debito rispetto all'identità cristiana, quanto anche chi si proclama non credente poi alla fine sia intrinsecamente cristiano nel suo pensiero e nel suo agire e quanto la morale dello Stato sia in debito rispetto alla morale cristiana, perché la morale, anche quella che troviamo nella nostra Costituzione repubblicana, è il frutto del pensiero cristiano".

"E poi Manzoni che si converte il 2 aprile del 1810 e sviluppa la nozione di ottimismo cristiano e cioè la capacità di costruire, di progettare il futuro, come si è fatto qui oggi", ha aggiunto Sangiuliano, avvertendo che "dobbiamo anche guardare avanti. E ha ragione il filoso britannico Roger Scruton quando dice che dobbiamo respingere la decadenza della civiltà occidentale, dobbiamo reagire ed essere resilienti rispetto alla decadenza della civiltà Occidentale con un recupero della sacralità. Se noi recuperiamo la sacralità della vita e del nostro agire, noi rispondiamo alla decadenza della civiltà Occidentale. Noi oggi qui simboleggiamo con le nostre presenza un elemento molto importante e cioè il fatto che l'Italia è una super potenza culturale e che attraverso il recupero dei nostri beni architettonici e artistici e il rilancio delle nostre bellezze museali di cui disponiamo si possa realizzare anche un'operazione economica a vantaggio del paese. Non è vero che con la cultura non si mangia. Si mangia e anche bene", ha concluso.

"I monasteri possono essere semplici o costruzioni maestosi, ma cosa rappresentano? Rappresentano la nostra identità, il nostro orgoglio dell'appartenenza, la nostra cultura cristiana e dobbiamo essere capaci di conservarla e trasferire questo a chi viene dopo di noi, perché le nostre radici sono fondamentali per portare avanti quello che noi siamo e che non dobbiamo mai dimenticare. Ecco perché quando ho ricevuto questo invito ho deciso che volevo esserci a qualsiasi costo", ha aggiunto il ministro Santanché. Mentre Lollobrigida ha ricordato che "Giorgia Meloni, nel primo intervento che ha fatto da presidente del consiglio, ha detto che siamo eredi dell'opera benedettina, del richiamo culturale alto che i monaci benedettini trasmettono, della capacità di essere un ancoraggio saldo ai nostri valori, alle nostre tradizioni. 'Donare per conservare' è la frase che rappresenta la giornata di oggi e cioè comprendere che nella storia quando si ha consapevolezza, si può anche investire su un modello di sviluppo, su idee che possono far tornare a vivere anche palazzi che decadono, a causa di mancanza di strategia nel tempo".

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