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La Roma e il condottiero, quanto può durare ancora l'effetto Mourinho?

14 novembre 2022 | 13.59
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L'allenatore esercita la sua leadership indiscussa ma la squadra non gioca più a calcio

La Roma e il condottiero, quanto può durare ancora l'effetto Mourinho?

I tifosi della Roma non sono mai stati così vicini alla squadra. L’Olimpico è tutto esaurito qualunque sia l’avversario da affrontare, da mesi. È l’effetto Mourinho, un allenatore icona capace di diventare quello che Roma storicamente ha sempre esaltato, il condottiero.

I tifosi si identificano con il suo carisma, si esaltano per le sue battaglie, lo seguono nel suo percorso. Ponendo pochissime obiezioni, con una apertura di credito finora illimitata. Non è solo culto della personalità. È qualcosa di più profondo e di più complesso, che mette insieme la passione per una squadra di calcio, una leadership riconosciuta e una dose di retorica identificazione tra popolo e capo popolo.

Mourinho l'ha sempre fatto, ovunque ha allenato. Ma a Roma ha trovato la dimensione perfetta per ottenere il risultato che più di ogni altro cerca, l'identificazione totale fra i tifosi della squadra che allena e la proiezione della sua immagine. La Roma, da mesi, non è solo la Roma di Mourinho ma è Mourinho. Tutto questo ha un'innegabile valore aggiunto per la squadra, per la città, per il calcio italiano. E' la gigantesca ondata di partecipazione che porta allo stadio più di sessantamila spettatori ogni domenica e ogni giovedì. Vuol dire passione, tifo, soldi, possibilità di crescere per il piano ambizioso dei proprietari della Roma, Dan e Ryan Friedkin. Americani, padre e figlio, che hanno avuto l'intuizione di portare a Roma l'icona Mourinho e che stanno raccogliendo, anche sul piano sportivo considerata la vittoria della Conference League dell'anno scorso, dopo aver investito qualche miliardo di euro.

Tutto questo però non può bastare. I tifosi della Roma non si possono accontentare di seguire un condottiero capace di difendere la loro identità. O, almeno, non lo possono fare ancora a lungo. Quei sessantamila e tutte le altre decine di migliaia di persone che vivono la Roma come una passione hanno il diritto di vedere la propria squadra giocare a calcio.

Oggi non è così. La Roma non è una squadra di calcio, è l'espressione di alcuni giocatori, alcune individualità, su tutte quella sontuosa di Dybala quando c'è, e dell'atteggiamento combattivo che un gruppo di giocatori ha assimilitato grazie al condottiero Mourinho. Non c'è un'identità di gioco, non c'è un'identità tattica, manca qualsiasi idea dello sviluppo di un progetto tecnico. E l'effetto Mourinho rischia di perdersi nella sequenza di partite senza calcio che la Roma sta mettendo in fila.

Per evitare che accada, deve avere più spazio l'allenatore Mourinho. Deve trovare le soluzioni sul piano tecnico per riportare la Roma a giocare a calcio. Deve usare il suo carisma e la sua leadership per dare un senso a una squadra che l'ha perso per strada. E' il suo mestiere, ben retribuito, e la sua storia dice che può farlo. I primi mesi di questa stagione dicono invece che sa ancora fare, e bene, il condottiero. Ma dicono anche che, andando avanti così, anche l'effetto Mourinho è destinato a perdersi per strada. (di Fabio Insenga)

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