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La rotta di collisione tra Apple e le banche

16 agosto 2021 | 13.17
LETTURA: 3 minuti

I pagamenti tap and go, la carta di credito ApplePay, il buy now pay later rappresentano la costruzione di un sistema Big Tech antagonista a quello bancario.

 - Da Support.apple.com
- Da Support.apple.com

Un concetto che all’uscita del primo iPhone, nel 2007, sembrava impensabile, ma la realtà è che quel piccolo device - difficile definirlo solo telefono - ha cambiato il nostro modo di vivere la musica, l’intrattenimento, la fotografia, i rapporti personali, il lavoro. E anche il modo in cui lo gestiamo il lavoro, come la casa e i soldi, diventando non più un accessorio ma un oggetto essenziale per la vita quotidiana.

La sua evoluzione rapidissima ora lo porta in collisione con il mondo delle banche. Il lancio del sistema di pagamenti “tap and go” da parte di Apple, seguita a ruota da Google, è stata una rivoluzione da cui è impossibile tornare indietro. I wallet digitali integrati nei nostri telefoni stanno sostituendo rapidamente le carte di debito e credito, erodendo la portata delle banche. ApplePay ha una propria carta di credito, e con il lancio annunciato del proprio sistema di buy now pay later rappresenta una minaccia ancora maggiore al potere delle compagnie tradizionali, consentendo di pagare a rate senza interessi e senza entrare nel circuito debitorio delle carte di credito.

Ma il modo in cui Apple - e l’iPhone in particolare - minacciano il potere delle banche è più ampio e più sottile. Non solo attraverso sistemi di pagamento proprietari, ma grazie anche e soprattutto a una rete di app che hanno rivoluzionato il nostro modo di gestire finanze e pagamenti senza mai intrattenere rapporti con la banca fisica. E se poi Apple e Google decidono di mettersi in gioco in prima persona la questione si fa più complicata e più seria.

In Australia lo scontro è già acceso, ed è emblematico di come le cose potrebbero progredire in futuro anche nel resto del mondo. Uno dei punti di scontro maggiore al momento riguarda il tentativo di Apple di limitare l’accesso delle banche australiane al chip di pagamento degli iPhone, il tutto mentre grazie all’open banking ha modo di accedere liberamente ai dati dei clienti delle stesse banche. La risposta da parte dei vertici dei grandi istituti è stata caustica, con il direttore della Commonwealth Bank Matt Comyn che ha commentato come “i produttori di device mobili ora possono decidere i termini secondo i quali le banche possono offrire i loro servizi ai clienti”. E il direttore della Reserve Bank è andato più a fondo, con un’analisi che probabilmente esprime il pensiero di tutti i banchieri del mondo. In un‘udienza parlamentare ha chiesto una revisione della regolamentazione dei sistemi di pagamento. “C’è bisogno di aggiornare la legislazione in materia, magari includendo un regime di licenze speciali per i provider di pagamenti”.

Al momento infatti sia Google Pay che Apple Pay si trovano in una zona grigia in cui non possono essere qualificati come “sistemi di pagamento”. Apple da sola ha in mano l’80% dei pagamenti “tap and go”, e con l’ingresso nel mondo del buy now pay later il suo potere e la sua presa sulle finanze dei consumatori continuano a crescere. Le banche hanno un chiaro timore a lasciare che questi giganti non regolamentati continuino a crescere prendendo in mano il sistema dei pagamenti senza alcuna relazione con i poteri governativi se non il flebile legame delle tasse dovute per la loro attività.

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