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La scienza? 'Roba da uomini' persino secondo ricercatori

26 agosto 2019 | 17.06
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La scienza non è una materia da uomini. Ma anche se tanti la pensano così, purtroppo nella mente delle persone questo termine rimane molto più fortemente associato alla mascolinità che alla femminilità. E se questo pregiudizio era già stato identificato nel grande pubblico, secondo un nuovo studio pare esista e sia radicato persino nelle menti della maggior parte degli scienziati, pur non necessariamente consapevoli.

Tutto questo, in determinate condizioni - denunciano gli autori dell'indagine che appare su 'Nature Human Behaviour', scienziati comportamentali del Laboratorio di psicologia sociale e cognitiva dell'Université Clermont Auvergne, della Aix-Marseille Université (Francia) e dell'Università della British Columbia (Canada) - rischia di mettere le donne in una posizione di concreto svantaggio.

Donne che, a oggi, sono ancora fortemente sottorappresentate nella scienza: presso il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (Cnrs), ad esempio, in tutte le discipline la percentuale media di donne ricercatrici è del 35%. E più importante è la posizione ricoperta, più questa percentuale diminuisce. Diverse le ragioni che spiegano queste disparità: differenze nei livelli di motivazione, autocensura. Ma - hanno voluto indagare gli esperti - anche la discriminazione fa parte del problema?

Per scoprirlo, sono stati presi come campione 40 comitati scientifici di valutazione incaricati di esaminare le domande per posizioni di direttore della ricerca presso il Cnrs, per un periodo di 2 anni.

Questa è la prima volta che un istituto effettua uno studio sulle proprie pratiche interne e, a sorpresa, ne è emerso che - dalla fisica delle particelle alle scienze sociali - la maggior parte degli studiosi, sia maschi che femmine, associa "scienza" e "maschile" nella propria memoria semantica (la memoria di concetti e parole). Ma si tratta di uno stereotipo implicito, vale a dire che il più delle volte non è rilevabile a livello conscio e non viene esplicitato nei discorsi. Un problema che è apparso equivalente a quello osservato nella popolazione generale.

Si è anche voluto indagare se il pregiudizio 'nascosto' abbia conseguenze sulle decisioni prese dai comitati di valutazione. La risposta è purtroppo sì, quando i comitati negano o minimizzano l'esistenza di parzialità nei confronti delle donne, cosa che avviene in circa la metà dei casi: più forti sono gli stereotipi impliciti, meno spesso vengono promosse le donne. Al contrario, quando i comitati riconoscono la possibilità che esista una parzialità, gli stereotipi impliciti, per quanto forti possano essere, non hanno alcuna influenza.

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