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Ue: la scommessa di Renzi, creare fronte anti-austerità ‘di sistema’

12 febbraio 2016 | 19.02
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Il presidente del Consiglio Matteo Renzi (Fotogramma)
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi (Fotogramma)

Una mossa, la prima vera mossa di politica internazionale, non una linea dettata solo da ragioni di politica interna. Potrebbe esserci una calcolata e razionale scommessa politica dietro gli attacchi sferrati dal presidente del Consiglio Matteo Renzi alla Commissione Europea e all'Europa pro-austerità che “non ne azzecca una”, critiche che hanno provocato le piccate risposte di Jean-Claude Juncker. Il segretario del Pd, uno dei partiti più forti del centrosinistra del Vecchio Continente grazie all'ottimo risultato delle elezioni europee, “potrebbe e dovrebbe” tentare di creare nel Pse, e quindi nel cuore delle istituzioni comunitarie, “un blocco favorevole ad una politica contraria all'austerità” propugnata dalla Germania e dai suoi alleati.

Una linea politica di centrosinistra, quindi, praticabile e “compatibile con il sistema”, alternativa alle proposte antiausterity ma antieuropee propugnate dalle “forze di estrema destra” come il Front National. Certo, “le difficoltà sono tantissime”, ma lo spazio politico “esiste” e la nascita di un “contrappeso” all'ortodossia germanica potrebbe anche risultare non così sgradita a Washington.

A leggere così lo stato dei rapporti tra Roma e Bruxelles è Andrea Mammone, docente di Storia dell'Europa alla Royal Holloway University of London, studioso dei movimenti di estrema destra, che ha recentemente pubblicato su Foreign Affairs, autorevole rivista di relazioni internazionali edita dal Council on Foreign Relations, un saggio dedicato alle mosse del premier italiano che fornisce una chiave interessante per comprendere la fase politica in corso. Per la Cambridge University Press ha da poco dato alle stampe un libro, Transnational Neofascism in France and Italy; segue inoltre la politica europea per Al Jazeera, Bbc, Voice of America, Sky e altri media internazionali.

Mammone, ma molti socialisti appoggiano politiche Germania

Mammone in realtà “spera” che ci sia una strategia, “anche perché – spiega all'AdnKronos – secondo me finora la politica estera italiana è stata priva di acuti. Ma la linea di propugnare una maggiore flessibilità, davanti a politiche che non funzionano, potrebbe portare dei frutti”, a patto che “venga mantenuta nel tempo” e che ci sia “la possibilità di trovare degli alleati”. Il grosso problema, ricorda, è che “tra i partiti socialisti molti appoggiano l'austerità”, a partire dai francesi, che sono “una delle grandi delusioni” della fase attuale, perché, “pur avendo un commissario abbastanza rilevante” (Pierre Moscovici, vicepresidente e commissario agli Affari Economici e Finanziari, ndr), “non hanno spinto contro l'austerità” in modo netto.

Il problema, prosegue Mammone, è che continuando così, “con politiche che non hanno risolto la crisi economica, a meno che non vogliamo pensare che crescite dello zero virgola siano una cosa eccezionale” dopo anni in cui i Pil nazionali hanno perso a rotta di collo, non si fa altro che “dare forza ai movimenti antieuropei, anche in Paesi come l'Italia che sono sempre stati fortemente europeisti”. In Francia, ricorda, il Front National di Marine Le Pen “non è riuscito a prendere alcuna regione, ma nei fatti ha vinto le elezioni”. E questo “dovrebbe essere più di un campanello di allarme”, che invece “non viene colto”.

Certo, il tentativo di dar vita ad un'alternativa all'ortodossia prevalente in Europa “sarà molto difficile – continua Mammone – perché bisognerà subire le pressioni da Bruxelles e quelle tedesche”. Tuttavia, “nelle élite italiane, anche in quelle economiche, comincia ad aleggiare un certo fastidio verso alcune politiche”, perché l'Italia “sta facendo i compiti a casa”, ma " la crescita non decolla ”. Uno spazio quindi “potrebbe esserci”, ma bisogna sapere che le difficoltà sono tante: “Si tratta di unire Paesi molto diversi e di aprirsi verso alcune forze di sinistra che sono anti-austerità ma non anti-Europa, per un ritorno allo Stato nazione, come invece sono le forze di estrema destra”.

Mammone, creare asse con Corbyn, crescono forze anti-Ue

Per Mammone, “occorrerebbe creare un legame con leader come Jeremy Corbyn (del Labour Party, ndr), che ha una piattaforma contro l'austerità, a favore di un investimento statale nell'economia”. Da una parte ci sono le “popolazioni europee” e dall'altra “alcune élite politiche”, ma “tra le due crescono sempre di più le forze antisistema, e non una seria alternativa”. Finora “l'Italia non ha dimostrato grande proiezione internazionale: l'unico commissario che abbiamo è sostanzialmente un ministro senza portafoglio”, perché “una vera politica estera europea non esiste”, di fatto. E sui migranti “non è che sia stato fatto molto per aiutare l'Italia e la Grecia”. Tuttavia, tutti possono constatare che, ogni volta che si va a votare, “crescono le forze antisistema", in particolare, ma non solo, "quelle di destra”.

In Europa, continua lo storico, negli ultimi anni “c'è stato un grosso spostamento a destra”, anche a livello di opinione pubblica. Le cose che nel 2006 dicevano alcuni laburisti filo-Blair sulla necessità di una maggiore attenzione al sociale in Europa, ricorda, “oggi le dice Alexis Tsipras”. Certo Matteo Renzi, essendo 'salito' bruciando le tappe, “non è un grande conoscitore di dinamiche internazionali”, come si è visto nel settembre scorso quando giudicò Corbyn un leader espressione di una sinistra incapace di vincere, peròsta mantenendo una critica forte, certo anche per un interesse interno”, cioè ottenere margini di manovra in politica economica. Ma in questo, spiega, non c'è nulla di male, perché tutti, Angela Merkel inclusa, calcolano le proprie mosse anche in chiave elettorale.

Secondo Mammone, la nascita di “un altro peso” all'interno della politica europea potrebbe inoltre essere vista di buon occhio da Washington, “viste le riluttanze e i dubbi sia dei Democratici che di alcuni economisti progressisti nei confronti delle politiche guidate dalla Germania”. Certo, bisognerà vedere “se l'Italia riuscirà a reggere la pressione e se manterrà una vera e propria strategia. Spero che Renzi abbia dei grandi consiglieri a livello di politica internazionale”. Non si tratta di essere antieuropei, chiarisce, ma contrari a politiche economiche “che non funzionano in molti Paesi”.

Mammone, creare gruppo dentro Pse contro politiche di austerity

La “prima cosa” che, ritiene Mammone, Renzi e il Pd dovrebbero fare, “è creare un gruppo forte all'interno del Partito Socialista Europeo, dove sono il partito di maggioranza. Dovrebbero creare un blocco all'interno del centrosinistra europeo, che provi, per la prima volta, a creare una sorta di opposizione all'interno della Commissione e del Parlamento Europeo”. Oggi “l'assurdità” è che abbiamo un presidente del Consiglio Europeo “non lontano dalla Germania” (Donald Tusk, polacco, ndr), un presidente della Commissione (Jean-Claude Juncker, lussemburghese, ndr) e un presidente dell'Europarlamento (Martin Schulz, tedesco, ndr) “neanche loro estremamente lontani da determinate idee”.

All'interno del Pse, continua lo storico, bisognerebbe quindi spingere per cambiare le politiche prevalenti, giacché “i partiti socialisti perdono voti e, in un momento di crisi forte del capitalismo, i voti non vanno al centrosinistra, ma ad altri, a volte a destra, e forse bisognerebbe chiedersi il perché”. E poi, “bisognerebbe guardare nel Parlamento Europeo a quelle forze, come i Verdi ed altri, per vedere chi ci sta a fare un accordo strategico per provare a bloccare alcuni tipi di riforme”, sempre tenendo presente che l'Ue funziona diversamente dagli Stati nazionali.

Anche se le possibilità di successo della mossa di Matteo Renzi sono poche, vale la pena di tentare, secondo Mammone, perché “se non si riprende l'economia, le forze antisistema prenderanno sempre più voti”. E questo, conclude, vorrebbe dire lasciare “campo libero” al Front National di Marine Le Pen o allo Ukip di Nigel Farage.

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