Il governo turco ha respinto la proposta avanzata dai militanti curdi del Pkk di scegliere un mediatore esterno nei loro colloqui di pace. "Questo è un processo locale - ha detto il vice premier Yalcin Akdogan all'agenzia Anadolu - un processo a cui la Turchia ha dato vita di sua volontà. Non troviamo giusto che ne faccia parte un altro paese, meccanismo, sistema o organizzazione".
Il processo di pace tra Ankara e i guerriglieri curdi è cominciato a marzo dello scorso anno e ha portato a un cessate il fuoco. Ma i negoziati procedono a rilento e hanno conosciuto una brusca frenata nei mesi scorsi, quando la città curdo-siriana di Kobane è finita sotto l'attacco dei jihadisti e il governo turco ha esitato a intervenire militarmente.
Così, all'inizio di novembre, Cemil Bayik, uno dei fondatori e dei leader del Pkk, ha chiesto un mediatore internazionale, possibilmente gli Stati Uniti, per rilanciare i negoziati. "Siamo arrivati a un punto - ha detto in un'intervista al quotidiano austriaco Der Standard - in cui deve assolutamente muoversi qualcosa. Ecco perché chiediamo che un terzo potere intervenga in questo processo. Si potrebbe trattare degli Stati Uniti. Oppure potrebbe essere una delegazione internazionale".