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La Turchia oggi al voto, Erdogan contro tutti

07 giugno 2015 | 11.18
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Per la prima volta un gay dichiarato e 2 transessuali candidati

(Afp)
(Afp)

Elezioni politiche oggi in Turchia, dove oltre 53 milioni di cittadini sono chiamati a una scelta decisiva per il futuro assetto politico del Paese. Se la campagna elettorale che si è appena conclusa avesse un titolo, sarebbe sicuramente 'Erdogan contro tutti'. Il capo dello stato, in barba al suo ruolo 'super partes', ha dominato la scena politica negli ultimi due mesi, occupando tutti gli spazi disponibili, viaggiando in tutto il paese e oltre (a maggio è andato a trovare la numerosa comunità turca in Germania), attaccando con veemenza tutti i suoi avversari, reali o presunti.

Sono finiti nel mirino di Recep Tayyip Erdogan i curdi, gli "aleviti senza Alì" (come il presidente definisce atei ed eretici), i "golpisti" della setta Hizmet guidata dall'imam Fethullah Gulen, gli omosessuali accusati di "sedizione", alcune attiviste che hanno 'osato' voltargli le spalle in segno di protesta, ma soprattutto i giornalisti. Erdogan se l'è presa con il quotidiano Hurriyet e con il suo gruppo editoriale, con Zaman e con gli altri media riconducibili a Gulen, con il New York Times, la Cnn e la Bbc, asserviti a una "mente superiore", con Cumhuriyet, che nel bel mezzo della campagna elettorale ha fatto esplodere una vera e propria bomba per il presidente e per il governo.

I toni di Erdogan tradiscono un certo nervosismo, che è andato crescendo man mano che i sondaggi preannunciavano un sensibile calo di consensi per il suo Akp. Secondo uno studio della società Sonar, pubblicato il 25 maggio, il partito dovrebbe attestarsi al 41%. Un sondaggio di poco precedente della società Gezici lo dava al 38,1% e uno di Metropoll al 42%. In ogni caso un calo considerevole rispetto al 49,8% del 2011. E sicuramente molto meno di quanto gli sarebbe necessario per modificare da solo la costituzione.

Un altro dato significativo che emerge dai sondaggi è che tutti danno per certa una percentuale di consensi sopra al 10% per il partito curdo Hdp. Il partito del giovane e carismatico Selahattin Demirtas, progressista e liberale, è la vera rivelazione di questa campagna elettorale. Ha saputo conquistare giovani e donne e una grossa fetta di delusi dall'Akp.

Ha messo in secondo piano la causa curda e si è proposto come partito dei diritti e delle libertà di tutti, compresi minoranze etniche e religiose, omosessuali (è nelle sue liste il primo gay dichiarato a candidarsi al parlamento turco, Baris Sulu) e lavoratori (chiede un salario minimo di 605 euro). Ma soprattutto Demirtas è la vera spina nel fianco di Erdogan.

Se i sondaggi saranno confermati e il suo partito riuscirà a superare la soglia di sbarramento del 10%, conquisterà almeno una cinquantina di seggi, soffiandoli ad altrettanti candidati dell'Akp. E se riuscirà nell'intento, Demirtas promette di dare battaglia. "Non appoggeremo un governo dell'Akp - ha detto di recente - né dall'esterno né dall'interno".

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