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L'allarme dei costruttori: "A Roma crisi mai vista"

04 febbraio 2019 | 18.27
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(Fotogramma)
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Una città dove le "buche diventano voragini con la pioggia ma si mettono toppe invece di procedere a un grande piano di manutenzione stradale" e dove "il dibattito è tutto incentrato sul nuovo stadio della Roma senza avere una visione del futuro e senza un dialogo con i corpi intermedi". E' questo il "dramma" che vive la Capitale, una "crisi mai vista, senza un'idea di sviluppo": a denunciarlo è Nicolò Rebecchini, presidente dell'Acer, l'associazione dei costruttori romani, in un'intervista all'Adnkronos.

Il caso più emblematico, per Rebecchini, è quello "sotto gli occhi di tutti in questi giorni, cioè quello delle buche". "Siamo stati facili profeti: abbiamo cercato di spronare l'amministrazione comunale per un piano di manutenzione stradale. Invece, niente. Le gare non vanno avanti ma si procede con le proroghe di vecchi contratti. Non si vede nulla all'orizzonte: si mettono toppe e non si fa una programmazione".
"La cosa gravissima - afferma Rebecchini - è che manca un'idea di sviluppo della città. Va bene parlare di recupero delle periferie: ma come? Ormai, e parla un romanista, l'unico oggetto di dibattito è lo stadio della Roma. Tutto il dibattito ruota intorno a questo unico progetto e non a cosa si vuole fare di Roma, non c'è una visione del futuro. C'è - accusa - un'incapacità amministrativa a gestire il territorio".

E, come se non bastasse, sottolinea Rebecchini, "la cosa più grave è che si procede con il percorso di autonomia da parte di tre Regioni del Nord senza rendersi conto si cosa accadrà alla Capitale in termini di perdita di occupazione e investimenti. Non siamo contrari all'autonomia - assicura - ma non si può sorvolare sull'impatto negativo su una città che ha già perso le banche, le assicurazioni, sta perdendo le tv e ora rischia di perdere i servizi. E' un dramma che nessuno si ponga il problema di quale futuro per la città".
Una mancanza di visione e di programmazione che s'inscrivono in un quadro già complesso per la realizzazione di nuove opere in Italia e non solo a Roma. Rebecchini cita il caso della nuova Rinascente. "E' stata una ristrutturazione lunga e sofferta, con molti problemi. Ma poi il Tar ha annullato il permesso di costruire rilasciato 10 anni fa. E mi chiedo: nei confronti dell'imprenditore straniero che è venuto in Italia e a Roma a investire, che figura ci facciamo? Non è tollerabile per una città, per un Paese che vuole stare al passo con l'Europa. Ne va della credibilità del Paese stesso".

"Per un investitore è una sentenza molto difficile da digerire. Abbiamo un apparato amministrativo lento e lungo. Ma questo ha contraccolpi non solo sugli investitori ma anche ma anche sull'amministratore pubblico che si impaurisce e tende poi a non assumersi responsabilità. Infatti, aumentano le decisioni che vengono demandate ai tribunali amministrativi. Quindi - dice Rebecchini - ci troviamo in un circolo vizioso con i tempi della pubblica amministrazione che sono troppo lunghi e dilatati e poi quando un'opera parte c'è sempre qualcuno che mette in dubbio l'operato: questo destruttura il sistema imprenditoriale. Prevale la paura di intraprendere qualcosa che poi viene messo sub judice".

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