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Lampedusa, una cinquantina di barconi in attesa di essere distrutti. Il sindaco: "Diventino monumento ai migranti"

28 agosto 2014 | 16.03
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Si tratta delle imbarcazioni fatiscenti usate dai trafficanti di esseri umani, recuperate in mare e sottoposte a sequestro e confisca. Della loro custodia si occupa l'Agenzia delle Dogane

(Foto Nano)
(Foto Nano)

Una cinquantina di barche, sistemate nella zona del campo sportivo all'interno dell'area portuale e nella base Loran. Sono quelle che a Lampedusa attendono di essere distrutte. Si tratta dei barconi usati dai trafficanti di morte per i viaggi della speranza nel Canale di Sicilia.

Imbarcazioni fatiscenti, recuperate in mare e sottoposte a sequestro e successivamente confisca. Della loro custodia si occupa l'Agenzia delle Dogane e il loro destino è la distruzione.

Il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, sta lavorando per fare in modo che una parte possa essere riutilizzata. "Si potrebbe usare parte della materia prima come il legno oppure i motori ancora funzionanti - spiega all'Adnkronos - oppure utilizzarli a fini museali facendone dei monumenti a ricordo di questo grande dramma umanitario".

La legge al momento lo vieta, perché essendo i mezzi usati per la commissione di un reato non possono essere riassegnati. Così depositati in aree di stoccaggio attendono di essere distrutti.

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