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L'analista Rossi: "Strategia Kiev come quella russa nella campagna napoleonica

25 luglio 2022 | 13.40
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"Il fatto che i russi siano entrati a Mariupol, Itzyum e Severodonetsk non ha mai voluto dire, per i vertici ucraini, che abbiano conquistato il Paese"

 - Il presidente russo Vladimir Putin (Fotogramma)
- Il presidente russo Vladimir Putin (Fotogramma)

“Il fatto che i russi siano entrati a Mariupol, Itzyum e Severodonetsk non ha mai voluto dire, per i vertici di Kiev, che abbiano conquistato l’Ucraina ma, anzi, proprio questi sacrifici sono valsi la salvezza dell’esercito e l’aver inflitto danni ingentissimi al nemico. Così, Napoleone, che arrivò a Mosca con un sesto degli uomini con cui era orgogliosamente entrato nel territorio russo, fa il pari con Putin che, da ultimo, a Severodonetsk manda all’attacco battaglioni con un decimo degli effettivi e che dopo la presa di Lysychansk si è visto costretto ad interrompere l’offensiva di terra per l’estremo logoramento di mezzi e di uomini”. L’analista di geopolitica David Rossi, facendo con l’Adnkronos il punto della situazione sui cinque mesi di guerra trascorsi, paragona la campagna napoleonica di Russia all’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, sottolineando “quanto Kiev abbia fatto proprio l’insegnamento del generale Kutuzov, che, all’indomani della sanguinosa battaglia di Borodino, scrisse allo zar Alessandro I che salvare l’esercito ed essere in grado di riprendere in mano l’iniziativa fosse più importante che resistere ancora disperatamente alla Grande Armée: dopotutto, il fatto che Napoleone entrasse a Mosca non significava che avesse conquistato la Russia”.

“Per i russi rimane la questione della ‘forza’ - spiega Rossi - che ogni russo si aspetta venga ostentata dal proprio Paese. Ecco, allora, che, non potendo più nascondere le difficoltà incontrate in quella che il Cremlino impone di chiamare ‘operazione militare speciale’, i Russi sono indotti dai media del regime a pensare che, infondo, stanno combattendo con la Nato, non con l’Ucraina: non è possibile che gli odiatissimi vicini slavi gestiscano con tanto successo gli Himars, gli obici e altre armi fornite dall’Alleanza. Devono esserci americani e britannici dall’altra parte! In effetti, fino a nemmeno un mese fa, la guerra ha visto confrontarsi due forze armate con culture militari, addestramento e armi quasi identiche. Poi, dopo che i Russi si sono ritirati da Kiev e da un territorio esteso quanto l’intero Nord Italia e hanno lanciato la così detta ‘grande offensiva’, gli occidentali, con in testa Usa e Gran Bretagna, hanno cominciato a investire pesantemente per far fare agli Ucraini un enorme salto di qualità, iniziando a cambiare non solo le armi ma la stessa cultura militare di Kiev. Londra si è addirittura fatta carico - e l’iniziativa è tuttora in corso- di addestrare 10.000 militari ucraini a combattere con tattiche, tecniche e mezzi occidentali”.

“La situazione ad oggi – prosegue l’analista - è che la Russia, che occupa con enorme sforzo un quinto dell’Ucraina, compresi Crimea e Donbass, risente delle sanzioni e dell’isolamento internazionale in un modo per noi persino difficile da credere: i leader e i media di regime riportano ogni giorno notizie di stabilimenti fermi per la mancanza di componenti, di intere industrie impossibilitate a produrre perché non arrivano più forniture e di produzioni volontariamente ‘invecchiate’, come le automobili costruite senza Abs e persino prive di cinture di sicurezza, dato che infondo produrre qualcosa è meglio che non fare niente. Non stupisce leggere che in Russia, in cinque mesi, almeno il 95% della produzione meccanica ed elettronica è sparita. E i fortissimi carri T-14? Fermi per difficoltà nel processo produttivo. I droni? Si riescono solo a importare, quando trovi uno più isolato di te (come l'Iran) che te li vende. I depositi pieni di carri e munizioni senza fine? Ormai i Russi lanciano missili vecchi di sessant’anni o addirittura razzi antinave e antiaereo per obiettivi a terra, spesso civili. A vedere missili che cadono a pochi metri dalle rampe di lancio, ai generali russi devono venire i brividi. Soprattutto se immaginano inconvenienti del genere nella malaugurata e remotissima ipotesi del lancio di un missile ipersonico Sarmat II, capace di annientare una superficie grande come il Texas e che prima di raggiungere qualsiasi obiettivo deve prima attraversare migliaia di chilometri di territorio russo”.

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