"Una dichiarazione di guerra". E' così che il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, ha commentato la decisione presa stamani da Israele di chiudere totalmente la moschea di al-Aqsa 'fino a diverso annuncio'.
"Una dichiarazione di guerra". E' così che il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, ha commentato la decisione presa nella notte da Israele di chiudere totalmente la moschea di al-Aqsa, sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, "fino a diverso ordine". "Gerusalemme e i luoghi sacri musulmani e cristiani che vi si trovano sono la nostra linea rossa e non permettiamo che sia violata", ha detto in una nota il portavoce di Abbas, Nabil Abu Redeineh.
"Attribuiamo al governo israeliano la responsabilità per la grave escalation della situazione a Gerusalemme, che ha raggiunto l'apice con la chiusura della moschea di al-Aqsa", ha affermato Abu Redeineh, che ha definito la decisione di Israele "una sfida aperta e un comportamento pericoloso che creerà ulteriore tensione, instabilità e un clima negativo".
"Lo Stato palestinese prenderà tutte le misure legali per sanzionare Israele e per fermare questi continui attacchi", ha aggiunto il portavoce, facendo appello alla "comunità internazionale ad adottare misure immediate per fermare questo attacco, in quanto il perpetuarsi di queste aggressioni è una dichiarazione di guerra al popolo palestinese, ai suoi simboli sacri e alle comunità araba e islamica".