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L'appello di mons. Martinelli: "Accogliere gli immigrati e trovare il modo di aiutarli"

23 aprile 2015 | 11.36
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Il vicario apostolico di Tripoli in un'intervista ad Aki - Adnkronos International: "Bisogna cercare di capire questa povera gente che cerca di sopravvivere alla guerra, alla situazione difficile in cui si trova"

(Infophoto)
(Infophoto)

Bisogna "cercare di capire questa povera gente che cerca di sopravvivere alla guerra, alla situazione difficile in cui si trova. Bisogna in qualche modo essere capaci di accogliere queste persone e non di ucciderle o lasciarle affogare". E' questo "l'appello molto semplice" che arriva da monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, nel giorno del vertice straordinario dell'Ue per affrontare l'emergenza dei migranti nel Mediterraneo.

"La soluzione è accettare questa povera gente - dice Martinelli da Tripoli in un'intervista ad Aki - Adnkronos International - Accoglierla e trovare il mondo di aiutarla". E' "povera gente", afferma dopo che in un intervento sul New York Times il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha scritto: "Non tutte le persone che viaggiano sui barconi dei trafficanti sono famiglie innocenti".

Poi la situazione in Libia. "La guerra non è mai la soluzione dei problemi, la guerra deve essere sempre l'extrema ratio, la gente qui in Libia non vuole la guerra - sottolinea il vicario apostolico di Tripoli - Assolutamente non vogliamo la guerra e nella situazione attuale della Libia non è opportuno usare la forza e la violenza".

"Bisogna essere pazienti, incontrare la gente e trovare il modo di aiutarla ad affrontare i problemi con la pazienza e la pace", aggiunge Martinelli, determinato a restare a Tripoli, dove ancora vivono "forse un migliaio di cristiani, per lo più filippini".

"Bisogna avere pazienza, tanta pazienza - incalza, parlando della possibilità di un accordo tra le fazioni di una Libia spaccata a quattro anni dalla fine dell'era di Muammar Gheddafi - Io penso che un accordo si possa trovare. Certo, la situazione non è facile per la Libia, non è facile il dialogo con queste persone, ma sicuramente c'è la possibilità di trovare una soluzione a condizione di avere pazienza e capacità di dialogo".

La situazione in Libia "attualmente è tranquilla, non ci sono problemi, né paura dopo giorni di spari, bombe, che hanno in qualche modo spaventato la gente, gli stranieri e i libici stessi", afferma, con la speranza che "si possa trovare una soluzione a condizione di non affrontare il problema con la guerra".

E poi, continua, "c'è una latente effervescenza tra i diversi gruppi, tra le diverse fazioni, ma non ci si pensa, si ignora, non ci fa paura". "E' abbastanza normale nelle condizioni attuali della Libia, adesso è opportuno aiutare i libici a trovare la forma migliore della riconciliazione".

Monsignor Martinelli ad Aki parla anche del centenario del massacro di un milione e mezzo di armeni da parte dell'Impero ottomano. "Una giornata di pacificazione, non di guerra contro gli altri, come è stato in passato. Oggi deve essere diverso" dice il vicario apostolico di Tripoli.

Papa Francesco e il Parlamento europeo hanno definito la strage di armeni come "genocidio" commesso dai turchi, che tuttavia non lo hanno mai riconosciuto. "C'è un gruppo di armeni qui in Libia che mi chiedono di ricordare quei fatti", afferma Martinelli, ricordando "il messaggio del Papa" e i valori del "dialogo e della pace".

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