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Latina, scambio elettorale politico mafioso: due ai domiciliari

13 luglio 2021 | 10.15
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Accertato l’intervento illecito di un imprenditore dei rifiuti, coadiuvato da un suo collaboratore, in occasione delle amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale del 5 giugno 2016. Indagato europarlamentare leghista Adinolfi

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Scambio elettorale politico mafioso. Per questo gli agenti della polizia di Stato insieme ai carabinieri, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, nei confronti di 2 persone. Il provvedimento restrittivo si basa sulle risultanze acquisite in due diverse indagini eseguite dai Carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia e dagli Agenti delle Squadre Mobili di Latina e Roma, con il supporto e la collaborazione del Servizio Centrale operativo della Polizia di Stato.

Nell’ambito dell’indagine condotta dai militari della Sezione Operativa di Aprilia, denominata convenzionalmente “Touchdown”, diretta dalla Procura di Latina, si è accertato l’intervento illecito di un locale imprenditore, operante nel settore dei rifiuti, coadiuvato da un suo collaboratore, in occasione dell’elezione amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale di Latina del 5 giugno 2016. In particolare l’imprenditore, previo pagamento di una somma di 45.000 euro a membri del “Clan Di Silvio”, assicurava l’aggiudicazione di almeno duecento voti al capolista candidato nella lista “Noi con Salvini”, nei quartieri di influenza criminale del Clan.

Tali evidenze investigative sono state confermate dalle indagini condotte dalla Polizia di Stato e dalle dichiarazioni etero accusatorie, poste anch’esse alla base dell’odierno provvedimento, in cui i collaboratori di giustizia A. R. e R. P. confermavano quanto accertato da militari dell’Arma dei Carabinieri.

Nella circostanza, è stato documentato che il collaboratore A. R., in concorso indagato nell’odierno provvedimento, è risultato essere il tramite per l’accordo politico mafioso tra il “Clan Di Silvio” e l’imprenditore operante nel settore dei rifiuti. In particolare, dalle dichiarazioni etero accusatorie, è emerso che A.R. aveva ricevuto una sorta di investitura da parte del Clan Di Silvio nel curare i rapporti con la politica della provincia di Latina ed in occasione della tornata elettorale del 5 giugno 2016, tramite l’imprenditore destinatario dell’odierno provvedimento, di sostenere la candidatura di un politico della Lista “Noi per Salvini” nonché dell’attacchinaggio dei manifesti relativi a detto candidato.

L’attività investigativa ha consentito di accertare che il pagamento dei 45 mila euro avveniva in tre tranche all’interno dell’azienda operante nel settore dei rifiuti e che, in base all’accordo illecito, nessuno degli appartenenti alla famiglia Di Silvio si sarebbe dovuto presentare presso la sede del partito, per evitare di apparire come “collettore” di voti procurati da soggetto intraneo al Clan, ma che l’imprenditore avrebbe fatto avere le comunicazioni al Clan esclusivamente tramite A.R.

L’elezione del politico sarebbe stata per l’imprenditore pontino funzionale alle strategie economiche della sua società per ottenere verosimilmente il monopolio nella gestione dei rifiuti e delle bonifiche nel territorio pontino. Tali risultanze costituiscono l’ennesimo esempio di sinergia e condivisione giudiziaria tra la Direzione Distrettuale Antimafia capitolina e la Procura della Repubblica del capoluogo pontino che già importanti sentenze di condanna ha prodotto negli anni e che l’odierna operazione non è nient’altro che una conferma di questa proficua intesa operativa delle due Procure che, nella circostanza, hanno abilmente coordinato l’altrettanto sinergico lavoro investigativo delle due diverse forze di polizia del capoluogo pontino, Arma dei Carabinieri e Polizia di Stato.

Indagato europarlamentare leghista Adinolfi: "So che non ho fatto nulla"

L’europarlamentare della Lega Matteo Adinolfi è indagato nell’ambito dell’inchiesta.

Questa mattina la Polizia di Stato di Latina e Roma, insieme ai Carabinieri del Comando Provinciale di Latina, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal gip di Roma nei confronti di due persone: si tratta dell’imprenditore nel settore dei rifiuti Raffaele Del Prete e di un suo collaboratore. In particolare, secondo quanto emerso dalle indagini della procura di Roma e Latina, l’imprenditore, dietro al pagamento di 45.000 euro a membri del clan Di Silvio avrebbe assicurato l’aggiudicazione di almeno duecento voti al capolista candidato nella lista "Noi con Salvini" Matteo Adinolfi, nei quartieri di influenza criminale del clan.

L’europarlamentare indagato potrebbe essere convocato nei prossimi giorni in procura per essere sentito dal procuratore aggiunto della Dda di Roma Ilaria Calò e dai sostituti Corrado Fasanelli e Luigia Spinelli, titolari dell’indagine.

"Vediamo cosa dicono le carte, io ho fiducia nella magistratura, ma io so che non ho fatto nulla", dice all'AdnKronos l'europarlamentare Adinolfi. "Non aggiungo altro, ora sto rientrando a Roma da Bruxelles", dice il leghista.

M5S: "Accuse gravissime, Adinolfi chiarisca"

"L'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma sulle elezioni amministrative per il Comune di Latina dimostra quanto vivo e forte sia il pericolosissimo intreccio politica-mafia. L'accusa di scambio elettorale politico mafioso mossa all'europarlamentare della Lega Matteo Adinolfi è gravissima e va chiarita quanto prima. I tentacoli della criminalità organizzata sulla gestione dei rifiuti non sono nuovi e per questa ragione confidiamo nel lavoro prezioso della magistratura. Una cosa è certa: in attesa di chiarire la vicenda e in attesa degli sviluppi delle indagini, tutte le forze politiche devono prendere le distanze in maniera forte e convinta contro questa grave infiltrazione nella vita politica e democratica della Regione Lazio. Fuori la mafia dallo Stato". Così in una nota la delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo.

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