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Lavori da casa? Lo stipendio cambia

19 agosto 2021 | 07.46
LETTURA: 3 minuti

Google già da tempo compensa lo stipendio in smartworking considerando la distanza dal posto di lavoro e i costi della vita nella località scelta per vivere.

Lavori da casa? Lo stipendio cambia

L’hybrid work porta alla ridefinizione non solo delle modalità di lavoro, ma anche degli stipendi. Le grandi aziende del tech hanno iniziato a rivedere i calcoli, al punto che Google ha lanciato a giugno un nuovo strumento, il Work Location Tool, che tiene conto di una serie di parametri di compensazione per lo stipendio di ogni impiegato. Chi decide di lavorare da casa in modo permanente, quindi, potrebbe vedersi tagliati i compensi in base alla distanza dall’ufficio che prima veniva considerata nel calcolo del salario. Google già da tempo offre ai suoi dipendenti uno strumento che permette di vedere gli effetti economici di un trasferimento - in termini di costo della vita e tempo speso da pendolari - offrendo dei “pacchetti di compensazione” a seconda della distanza e della località, con stipendi che variano di città in città e di stato in stato.

Un impiegato Google che ha chiesto di non essere identificato per paura di ritorsioni, ha sollevato la questione parlando con l’agenzia Reuters, spiegando che aveva preso in considerazione il lavoro da casa per eliminare la tratta quotidiana da una contea vicina agli uffici di Seattle, ma che avrebbe visto il suo stipendio ridursi del 10%, esattamente quanto l’aumento appena ottenuto con una sudata promozione. E i tagli, secondo i calcoli, potrebbero arrivare fino al 25% per chi da San Francisco decidesse di trasferirsi in una zona vicina meno costosa e lavorare da casa, o al 15% per un pendolare dal Connecticut a New York. Ma un impiegato degli uffici di Manhattan che abita nelle vicinanze potrebbe scegliere tranquillamente di lavorare da casa senza vedersi toccare il salario. E quest’ultimo dettaglio è stato confermato anche dai portavoce di Mountain View, che hanno spiegato che la scelta del work-from-home non avrà nessun impatto sullo stipendio di chi risiede nella stessa città dove hanno sede gli uffici.

Una politica simile è applicata anche da Facebook e Twitter, che hanno deciso di tagliare i salari per chi, lavorando da remoto, si sposta in aree con un costo della vita inferiore, mentre altre aziende tech come Reddit e Zillow si sono esposti a favore di un modello di paghe “location-agnostic”, sostenendone i benefici in termini di permanenza nel ruolo, facilità di assunzione e diversity sul posto di lavoro.

Ma se da un lato ci sono degli svantaggi in termini di stipendi, molte piccole e medie città hanno colto la palla al balzo e avviato piani di incentivi per spingere i lavoratori a trasferirsi. Un esempio è Tulsa, in Oklahoma, che ha attirato impiegati del tech dalla carissima San Francisco Bay Area, dove tra affitti e costo della vita un salario medio non permette grandi agi. Il programma Tulsa Remote offre un incentivo di 10mila dollari nell’arco di un anno, con assegni mensili e un “premio fedeltà” per chi dimostra di essere rimasto allo scadere dei 12 mesi. E oltre all’incentivo Tulsa garantisce spazi più ampi, case più economiche, utenze e costi generali decisamente più bassi, tanto da compensare il taglio allo stipendio per chi lavora in società che applicano tali politiche e da rappresentare un vantaggio ancora maggiore per i dipendenti di aziende che non tengono conto della location nel calcolo dei salari.

Simili programmi sono stati avviati in Alabama, Arkansas e nell’area di Chicago, con l’intento di ridare vita a zone e settori in declino. Secondo i dati di queste iniziative, circa il 50% delle application viene da impiegati del settore tech. I risultati al primo anno sono incoraggianti: circa il 90% di chi ha traslocato ha deciso di rimanere anche al completamento del piano di incentivi.

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