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Sanzioni

Lavori in nero? Ecco cosa rischi

22 agosto 2018 | 06.56
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Immagine di repertorio (Afp)
Immagine di repertorio (Afp)

Nel nostro Paese c’è un vero e proprio problema, legato al lavoro nero. Sarebbero più di 3 milioni, infatti, i lavoratori invisibili ossia i dipendenti che lavorano senza un regolare contratto per un mercato di 77,3 miliardi di euro di fatturato. Se è vero che per chi è in nero non ci sono sanzioni (a differenza del datore di lavoro), c'è un caso in cui è prevista.

Ci sono dei casi, infatti, in cui è proprio il dipendente a chiedere di non essere regolarizzato. Ad esempio ciò avviene per quei dipendenti che sono riconosciuti come disoccupati al centro per l'impiego, pur lavorando in nero. In questo caso si commette il reato di falsità ideologica, commessa da privato in atto pubblico, per la quale a seconda della gravità del fatto si rischia una sanzione fino a due anni. Se invece si lavora in nero perché percettori della Naspi e non si vuole rischiare di perderla, allora la sanzione sarà ben più severa. In questo caso, infatti, si rischia una contestazione per indebita percezione di erogazione a danno dello stato, per la quale è prevista la reclusione dai 6 mesi ai 4 anni. Se invece la somma indebitamente percepita, lavorando in nero, è inferiore ai 4.000 euro, allora al dipendente disonesto si applica una sanzione (che non può superare il triplo dell'importo percepito) variabile dai 5.164 euro ai 25.822 euro.

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