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Lavoro: false partite Iva, accolto ricorso operaio, non deve pagare tasse

18 luglio 2014 | 16.19
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Uno duro stop all'uso delle false partita Iva arriva dalla Commissione Tributaria di Viterbo che, con una sentenza, ha accolto i ricorsi presentati da un operaio edile per ottenere l'annullamento delle richieste di pagamento di addizionali Irpef, Irpef, Iva e Irap dopo essere stato costretto dal suo datore di lavoro a dichiararsi imprenditore con richiesta ed assegnazione di partita Iva. Una pratica diffusa che riguarda molti lavoratori, specialmente nell'edilizia.

"Si tratta di una sentenza importante - spiega all'Adnkronos l'avvocato Corrado Guglielmucci, presidente Onorario della Corte Suprema di Cassazione, che nel procedimento ha difeso l'operaio romeno Simion Blaga - perchè rileva l'insussistenza del rapporto tributario in assenza di un vero rapporto di lavoro autonomo debitamente accertato dalle Agenzie delle Entrate".

"E' la prima volta - sottolinea il legale - che un giudice tributario di I grado riconosce l'insussistenza di qualsiasi obbligazione tributaria nei confronti del fisco quando manchi un vero rapporto di lavoro autonomo. Riconosce così, di conseguenza, l'obbligo istituzionale delle Agenzie delle Entrare di verificare la reale partita iva. Per aggirare gli oneri che vengono da rapporto di lavoro subordinato - spiega l'avvocato - troppo spesso si costringe il lavoratore ad aprire una partita Iva". (segue)

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