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Lavoro, attesa per la fiducia sul Jobs Act.

07 ottobre 2014 | 10.05
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Mercoledì il voto e la presentazione ufficiale del maximendamento del Governo. Novità solo su demansionamento e voucher. Su art. 18 (reintegro per i licenziamenti disciplinari) solo impegno verbale del ministro Poletti e rinvio ai decreti. Il premier dopo l'incontro con i sindacati: "Sentiamo tutti ma andiamo avanti". Forza Italia e M5S contro la fiducia. Sel ritira 300 emendamenti. Cisl e Uil aprono, ma la Cgil: "Il nostro giudizio non cambia"

(Adnkronos)
(Adnkronos)

Ci sarà mercoledì il voto di fiducia al Senato sul Jobs Act, la riforma del lavoro targata Matteo Renzi. In una giornata segnata da una ripetuta mancanza di numero legale e sospensioni della seduta, la discussione generale sul provvedimento riprenderà domani mattina. Una fiducia che il Governo chiederà sul maxiemendamento alla delega lavoro che sarà ufficialmente presentato domani. Secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, il via libera al provvedimento dovrebbe arrivare intorno alle 19.00. La delega passerà quindi alla Camera, per la seconda lettura.

Maxiemendamento Governo - Rispetto al testo della commissione, nel maxiemendamento del Governo, a quanto apprende l'Adnkronos da ambienti Pd, dovrebbero esserci delle novità solo su demansionamento e voucher. Per quanto riguarda, invece, il reintegro per licenziamenti disciplinari non dovrebbe esserci alcuna menzione nell'emendamento del governo, come annunciato oggi, del resto, dallo stesso premier Renzi. Ci sarà soltanto un impegno verbale in aula da parte del ministro Giuliano Poletti ad affrontare la questione successivamente nei decreti.

Minoranza dem -La minoranza dem è in fibrillazione. Al Senato i dubbi e i dissensi sono stati esplicitati in aula e fuori da diversi esponenti dem (Ricchiuti, Tocci, Mineo, Casson, Guerra) con sfumature diverse ma sostanzialmente nessuno sembra orientato a votare contro. Al massimo qualcuno potrebbe decidere di non partecipare al voto. Per fare il punto della situazione, alcuni esponenti della minoranza del partito si sono visti a palazzo Cenci, accanto al Senato.

A Milano il vertice Ue sul lavoro - Il disco verde alla riforma del Lavoro dovrebbe così arrivare nel giorno del vertice europeo sull'occupazione, che si terrà a Milano alla presenza di 15 tra capi di Stato e governo Ue. A fare gli onori di casa il premier, nonché presidente di turno del Consiglio dell'Unione europea, Matteo Renzi che accoglierà il presidente francese Francois Hollande, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione europea Jose Manuel Durao Barroso.

Ma Renzi non teme "agguati"- Nonostante il lavoro a rilento al Senato, il premier Matteo Renzi è tranquillo: sul voto di fiducia "non temo agguati, ove ci fossero li affronteremo", ma "sono convinto che sia naturale che tutte le senatrici e tutti i senatori del Partito democratico votino la fiducia come è sempre è accaduto".

Forza Italia e M5S contro la fiducia - "Renzi fa il decisionista ma in realtà semina solo caos politico. La plurima mancanza del numero legale al Senato è frutto del congresso permanente che si svolge all'interno del Pd. Renzi decide ma il partito non lo segue", dichiara Maurizio Gasparri (Fi). "Peraltro - aggiunge - vorrebbe frettolosamente mettere la fiducia su una delega, già questa scelta assolutamente discutibile, i cui contenuti non sono ancora noti. Una sorta di fiducia sulla persona a scatola chiusa. Adesso ci si scatenerà contro il Senato che non ha accordato il numero legale. Ma voglio sottolineare che molti di noi erano presenti in aula e non hanno concesso il numero legale per una scelta politica, perché una prassi di questa natura è assolutamente inaccettabile".

"Il governo vuole porre la fiducia al Jobs Act per non discutere nel merito del provvedimento. Riteniamo che una riforma del lavoro così importante non possa essere approvata senza un adeguato esame in Aula", sostengono i senatori del M5S. "Il Movimento 5 Stelle - si legge in una nota - è disposto a ritirare la maggior parte dei suoi emendamenti, nonostante siano tutti nel merito, per permettere la discussione di quelli che ritiene imprescindibili. Il governo non ha più alibi: accetti la discussione o ammetta che il problema è la debolezza della maggioranza", concludono i pentastellati.

Sel: via gli emendamenti - Sel, da parte sua, "per togliere ogni alibi al premier Matteo Renzi e per vedere quanto davvero voglia discutere" ha "ritirato 300 emendamenti al Jobs act, limitandone il numero a poco meno di 50, su punti qualificanti".

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