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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

19 aprile 2016 | 09.51
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Il referendum, checché ne dicano i promotori, non era sulle energie rinnovabili. Io il referendum l'ho interpretato così: volete o non volete continuare a garantire undicimila posti di lavoro? Questa è la ragione per cui abbiamo scelto di astenerci". Così, in un'intervista a 'Il Corriere della Sera', Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme Costituzionali.

"Il problema non è la Costituzione, il problema è la corruzione. La riforma Boschi mira a ridurre gli spazi di partecipazione dei cittadini e aumenta gli spazi di gestione autoritaria. Bisognerebbe con forza affermare che sempre la Corte costituzionale ha anche giudicato illegittima la legge elettorale con cui è stato eletto il Parlamento attualmente in carica. Il quale ha ben pensato di procedere a una riforma costituzionale, nonostante la dichiarazione d'illegittimità della Consulta". Così, in un'intervista a 'Il Fatto quotidiano', il leader della Fiom, Maurizio Landini.

"Il mancato raggiungimento del quorum al referendum non è solo una vittoria del governo, è soprattutto la vittoria di quanti credono che una nuova politica energetica possa essere una grande risorsa per il nostro Paese, ed è quindi la migliore occasione per svolgere qualche riflessione sulla politica energetica nel mondo globalizzato. L'Italia è un Paese che è riuscito a costruire la propria industrializzazione grazie all'apporto di nuove risorse energetiche". Lo scrive su 'Il Messaggero', l'economista Giulio Sapelli.

"Per rendere trasparente e concreta questa modalità di coordinamento tra politica monetaria e fiscale, è necessario intervenire sull'assetto istituzionale della banca centrale, prevedendo esplicitamente questa possibilità di attuazione anche nei trattati europei. Il trattato di Maastricht fu scritto quando i problemi economici erano ben diversi. Chi avrebbe immaginato allora che il tasso di interesse sui depositi presso la Bce sarebbe stato il -0.40%, così come il rendimento sui titoli di stato tedeschi a 5 anni? Non c'è una ragione valida per non cambiare quel Trattato, se non l'inerzia politica dell'Europa. Ma i costi dell'inerzia sono sempre più alti". Lo scrive su 'Il Sole 245 Ore', l'economista Guido Tabellini.

"Cerchiamo di aumentare il livello di consapevolezza degli addetti ai lavori e dell'opinione pubblica. La casa comune europea è un valore che va salvaguardato e la cui struttura deve essere completata nell'interesse delle nuove generazioni che sempre più si troveranno a competere in uno scenario economico e sociale globale con insidie ed opportunità nuove". Così, in un'intervista a 'La Repubblica', Carlo Cimbri, amministratore delegato Unipol.

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