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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

13 febbraio 2017 | 10.00
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Penso si debba proseguire sulla via della diminuzione delle tasse e spero quindi si possano trovare altre misure. Credo che prima sia necessario fare la legge elettorale, non mi rassegno a questa deriva proporzionalistica. C'è una grande voglia di restaurazione. Contro questo ritorno all'ancien régime dobbiamo batterci, ma riflettere anche sugli errori fatti. In particolare, dobbiamo riconnetterci col mondo giovanile". Così, in un'intervista a 'Il Corriere della Sera', Sandro Gozi, sottosegretario alle Politiche europee.

"Quando entriamo in un'azienda per fare una valutazione dei manager che ci sono e per vedere cosa serve, troviamo che spesso il leader non si accorge di avere dei talenti, né sa come valorizzarli. La verità è che in Italia, rispetto ad altri paesi, c'è una minore capacità di valutare questo aspetto. La mancanza di internazionalizzazione è un altro limite degli italiani. C'è una parola che oggi ci frega: carriera. L'aspirare ad una carriera pianificabile è un fattore che va a scontrarsi contro la curiosità e che indebolisce le capacità imprenditoriali". Così, in un'intervista a 'Affari & Finanza', Francesco Buquicchio, amministratore delegato per l'Italia di Egon Zehnder, società leader mondiale nella valutazione, selezione e sviluppo dei talenti manageriali.

"Cosa penserei se cancellassero la formazione continua? Sarei contentissimo. Adesso è solo un tagliando burocratico. Tutta la gestione dei crediti è basata sulla burocrazia. Con la riforma ci siamo ritrovati con assicurazione obbligatoria, pos obbligatorio e formazione. E' chiaro che, per limitare i costi, tutti danno la caccia ai corsi gratuiti, senza guardare all' utilità dei contenuti". Così, in un'intervista a 'Il Resto del Carlino', Salvatore Garofalo, presidente di Inarsind, il sindacato nazionale di architetti e ingegneri liberi professionisti.

"Signor Zuckerberg, come molti sono preoccupata per il dilagare dell'odio nel discorso pubblico. Fenomeno non generato certo dai social network, ma che in essi ha un veicolo di diffusione potenzialmente universale". Dalle colonne di Repubblica a lanciare l'allarme social è la presidente della Camera Laura Boldrini. "Questo dev'essere quindi per tutti il tempo della responsabilità - scrive la presidente di Montecitorio - tanto maggiore quanto più grande è il potere di cui si dispone. E il suo è notevole", aggiunge rivolta al fondatore di Facebook. Boldrini ricorda le parole di Zuckerberg che "ha affermato che 'su Facebook non c'è spazio per l'odio'. Mi tocca dirle che, almeno in Italia, non è vero. Del resto, parlano chiaro i dati di applicazione del codice di condotta contro 'la diffusione dell'illecito incitamento all'odio in Europa', che anche la sua azienda ha sottoscritto a maggio 2016 con la commissione Ue".

"La prima verifica semestrale - sottolinea Laura Boldrini - dice che risulta cancellato appena il 28% dei contenuti segnalati come discriminatori o razzisti. Una media che si ricava dal 50% di Germania e Francia e dal misero 4% italiano. Mi domando se questo dato allarmante lo dobbiamo anche all'assenza di un ufficio operativo di Facebook in Italia. Un'Italia che sconta scarsa collaborazione da parte della sua azienda anche sul fronte della disinformazione, al contrario di quanto avviene in Germania o in Francia".

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