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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

12 febbraio 2018 | 10.19
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Ci sono documenti che coprono l’intera storia postunitaria del Paese, con maggiore densità di dati dalle ultime due decadi dell’Ottocento a oggi. Il materiale storico è ricchissimo e multiforme. Da un lato, ci sono fascicoli classici con la documentazione retributiva che copre l’intera vita lavorativa di ciascuno lavoratore. Si tratta di chilometri lineari di scaffali con fascicoli personali, in perfetto ordine, salvati miracolosamente dal macero". Così, intervistato dal 'Sole 24 ore', l’economista dell’Università Roma Tor Vergata, Giovanni Vecchi, a capo del progetto di ricerca dell'Inps sull'archivio storico.

"Dall’altro, ci sono le tessere -continua Vecchi- con le marche contributive: sono documenti che racchiudono la storia di come ciascun lavoratore ha costruito il proprio benessere e ha fatto fronte alle avversità della vita (la disoccupazione, la malattia, la vecchiaia). Una stima prudente ci porta a contare decine di milioni di faldoni. Tecnicamente siamo di fronte a ciò che si chiama 'big data'. Esiste poi un database con decine di milioni di record già pronti per essere interrogati".

"Se è vero che non è possibile continuare a fare alcuni lavori anche in età anziana, vuoi perché troppo rischioso, vuoi perché il rendimento è inferiore, invece dell’alternativa secca tra continuare nello stesso lavoro o cercare di andare in pensione, bisognerebbe incominciare a pensare a curricula lavorativi che tengano conto dell’età. Un muratore sessantenne è meglio che non stia sulle impalcature, ma potrebbe utilmente essere utilizzato, anche con un’adeguata formazione e aggiornamento, nella piccola manutenzione di edifici pubblici e privati". Così, in un intervento su 'La Repubblica, la sociologa Chiara Saraceno.

"La crescente automazione delle fabbriche -continua Saraceno- potrebbe essere utilizzata, oltre che per ridurre i lavori usuranti, anche per diversificare le mansioni a seconda della forza fisica e dell’età. Un’insegnante troppo stanca e anziana per continuare a insegnare a bambini piccoli potrebbe essere utilizzata per la biblioteca scolastica e per la preparazione di materiali didattici, oltre che per la supervisione dei tirocini. Infermieri troppo anziani per poter essere impiegati nello spostare i malati e provvedere alla loro igiene, possono essere utilizzati nei lavori di front office, e così via".

"Ciò implica -spiega ancora Saraceno- un’organizzazione del lavoro e una gestione del personale che tengano conto della diversificazione della forza lavoro (anche questo è diversity management). Se venisse offerta la possibilità di cambiare mansione, magari anche con una riduzione dell’orario di lavoro, forse molti non aspetterebbero la pensione come una liberazione da ottenere il prima possibile".

"Siamo probabilmente usciti, come sistema, da una tempesta perfetta, come è stata la crisi economica che ha colpito l’Europa. E quando questo accade è ovvio che le banche siano tra le più esposte, con effetti molto pesanti. Di conseguenza la legislazione bancaria si è rafforzata imponendo regole più sfidanti e spingendo tutti a ripensare il modello che finora le ha caratterizzate, inclusa e non ultima la tutela del risparmio". Così, intervistato da 'Affari&Finanza', l'amministratore delegato della Bnl, gruppo Bnp Paribas, Andrea Munari.

"Oggi dobbiamo prendere coscienza -continua- che molti schemi sono superati e intervenire per cambiarli. Dobbiamo accettare il fatto che i ricavi non deriveranno più solo dai vecchi canali; abbassare significativamente i costi e dare un servizio sempre migliore ai clienti che sono al centro della trasformazione. Dobbiamo considerare Google, Facebook, Amazon, Apple e anche Microsoft concorrenti. È una competizione: possiamo imparare da loro e loro da noi".

"L’industria del risparmio gestito, oltre ad avere espresso positività, ha già fatto autocritica per i fondi immobiliari quotati, che hanno in alcuni casi offerto prestazioni non eccezionali. Forse è il momento di dimostrare che è possibile tornare sul mercato gestito con nuovi prodotti professionali". Così Silvia Rovere, ceo di Morgan Stanley sgr Italia e presidente di Assoimmobiliare, l’associazione dell’industria immobiliare italiana in seno alla Confindustria, intervistata da 'Affari&Finanza'.

"Tutti i dati che ho visto dicono che sta andando meglio, anche se rimaniamo all’ultimo posto in Europa come crescita prevista e non abbiamo ancora recuperato la situazione pre-2008. E di certo c’è una percezione diversa dell’Italia all’estero, come di un Paese che ha capito che deve fare una serie di riforme, e alcune sono state fatte". Così, intervistata da 'Corriere dell'Economia', la neo-presidente di Monte dei Paschi di Siena, Stefania Bariatti.

"Quello che all’estero non si capisce -continua- è se queste riforme saranno confermate e come si andrà avanti. In periodo elettorale è anche più difficile capire qual è l’orientamento. Ci sono però alcuni elementi da prendere in considerazione".

"Perché tante norme, e tanto poco chiare e rispettate? Quali gli effetti di questa situazione di confusione normativa? La prima causa sta nel Parlamento, che, per diffidenza nei confronti dell’esecutivo, ha la pretesa di approvare leggi autoapplicative, rubando così il mestiere a governo e amministrazione pubblica, e trasformandosi esso stesso in amministratore, oppure riducendo ai minimi termini lo spazio del potere esecutivo, che viene vincolato da automatismi". Così, intervistato dal 'Corriere della Sera', il giurista Sabino Cassese.

"Così, gli organi legislativi divengono -continua Cassese- anche negoziatori delle norme, médiano interessi, entrando nei più minuti dettagli, colloquiano con le «lobbies», guadagnando potere, ma spesso rimanendone succubi o venendo catturati da gruppi di interesse, che conoscono situazioni e fatti sempre meglio dei parlamentari".

"Una terza causa dell’inflazione legislativa -spiega ancora Cassese- è la legislazione stessa: più si legifera, più si è costretti a legiferare, in un circolo vizioso che potrebbe non avere mai fine. Lo spostamento sul Parlamento di tante decisioni produce effetti negativi. Fa diventare politiche anche questioni puramente tecniche, e che potrebbero essere meglio risolte a livello amministrativo o governativo. È lì che ci sono gli esperti, mentre i legislatori sono «amateurs», non hanno a loro disposizione strutture di ausilio, possono al massimo svolgere audizioni di competenti o convocarli dinanzi a commissioni di inchiesta conoscitiva".

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