cerca CERCA
Mercoledì 24 Aprile 2024
Aggiornato: 21:26
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Compro oro: Antico, con 23mila attività fenomeno assorbito da gioiellerie

28 agosto 2015 | 12.55
LETTURA: 4 minuti

Compro oro: Antico, con 23mila attività fenomeno assorbito da gioiellerie

"Al momento in Italia si contano circa 23.000 unità, tra compro oro e gioiellieri, che si occupano di acquisto di oggetti preziosi usati da privati". E' quanto rilevano gli studi condotti da Antico (Associazione nazionale tutela il comparto dell’oro) resi noti a Labitalia dal presidente Nunzio Ragno.

"Nonostante il calo fisiologico di negozi compro oro -spiega- avvenuto negli ultimi due anni, il fenomeno di acquisto di oggetti preziosi usati è assorbito anche nelle attività di gioielleria, che a causa del crollo delle vendite, devono ricorrere necessariamente a tale pratica commerciale per far fronte ai propri equilibri economico-finanziari".

"Il fenomeno del 'compro oro' emerge- si è di recente ridimensionato nei numeri per note ragioni contingenti e, assumendo una configurazione talvolta diversa, si attesta quale comportamento sociologicamente radicato nella mentalità degli italiani, i quali d'altronde, sono sempre ricorsi alla cessione dell’usato magari, però, sotto forma di permuta. Non sarebbe giusto affermare che tale attitudine è in via di estinzione e tanto più che la popolazione italiana, in modo indifferenziato, si sia disfatta di tutti i preziosi di famiglia".

"L’esercizio dell’attività di compra oreficeria -afferma a Labitalia, Nunzio Ragno- è divenuto una prerogativa di sopravvivenza aziendale nonché una pratica di ordinaria amministrazione commerciale di settore. Il fenomeno, ormai, si è radicato nel tessuto commerciale del comparto superando così quelle barriere psicologiche che ne limitavano il libero e pregiudizievole esercizio dell’attività stessa, anche da parte di chi (gioiellieri) ne prendevano le debite distanze. Proprio per questo urge l’introduzione di una normativa ad hoc che ne disciplini il corretto svolgimento dell’attività di impresa definendone così i limiti operativi”.

Si sta assistendo "ad un'evoluzione del fenomeno che si estrinseca in un calo di negozi tipici, ma che non si arresta nell’attitudine all’acquisto di preziosi usati, che anzi, diviene sostegno per attività collaterali di settore (gioiellieri, banco metalli, intermediari, ecc.). Nello stesso tempo, invece, è innegabile registrare contrazioni nei volumi movimentati a causa del calo delle quotazioni dell’oro, della forte concorrenza e delle dismissioni di oggetti usati da parte di quei cittadini meno abbienti che si sono venduti quasi tutto".

Le ultime stime di Antico "registrano transazioni per 155-160 tonnellate di metallo prezioso a fronte di 4,8-5 miliardi di euro di volume di affari; la stessa associazione esperta del settore puntualizza che è presente ancora nelle mani degli italiani più benestanti circa il 60% della gioielleria (prodotta dal dopoguerra al 2000 e poi rivenduta fino ad oggi), a partire dagli oggetti di oro bianco prodotti di ultima generazione".

In tale contesto, suggerisce Ragno "va ricercata la giusta operatività di chi voglia intraprendere e-o continuare l’attività del commercio di oggetti preziosi usati che rimane purtroppo attanagliata ad incertezze normative soprattutto in campo fiscale (Iva, imposte dirette, bollo, ecc.) e amministrativo nel rispetto del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza e delle disposizioni regolamentari successive".

"Servirebbe anche -auspica- un appropriato studio di settore che individui con maggiore esattezza la giusta redditività aziendale di questi soggetti d’impresa e porga dati più consoni al fisco, attraverso i quali si possa contribuire alle casse dell’erario in modo più equilibrato e solvibile".

"Come risposta allo scenario esistente -continua Nunzio Ragno- per conferire maggiore qualità a un settore che rischia di perdere le proprie abilità e tradizioni, l’Antico ha sostenuto sin dalla redazione del primo disegno di legge 231, l’istituzione del Fondo per la promozione del settore, volto allo sviluppo ed alla tutela dell’origine dei prodotti di oreficeria, di argenteria e di gioielleria realizzati in Italia ed alla qualificazione professionale dei soggetti operatori di settore, attraverso l’introduzione dell’obbligo a corsi specifici formativi e professionalizzanti che consentano di trasferire esperienza e capacità alle nuove generazioni e che, al contempo, tuteli i consumatori da imprenditori improvvisati o, peggio, dediti al malaffare".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza