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Migranti: l'analisi, ruolo dinamico in mercato lavoro nazionale

08 settembre 2015 | 15.21
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Migranti: l'analisi, ruolo dinamico in mercato lavoro nazionale

"La presenza straniera, alla luce degli ultimi dati disponibili, assume un ruolo di dinamicità, nel mercato del lavoro nazionale". A dirlo i ricercatori della Fondazione Leone Moressa che, per Labitalia, hanno tracciato le dinamiche occupazionali degli stranieri in Italia. "Il dibattito pubblico sull’immigrazione -spiegano- in questi mesi ruota quasi esclusivamente intorno al fenomeno, pur drammatico, degli sbarchi, portando l’opinione pubblica a identificare immigrati e profughi come sinonimi".

In realtà, affermano, "i migranti sbarcati sulle nostre coste nell’ultimo anno (170 mila) rappresentano appena il 3% della popolazione straniera residente regolarmente in Italia (circa 5 milioni)".

Gli indicatori occupazionali raccontano "di una componente immigrata che, nonostante la crisi, ha mantenuto un tasso di occupazione superiore rispetto alla popolazione italiana". "Questo fenomeno, dovuto principalmente alla struttura demografica della popolazione straniera (più giovane, e quindi in età lavorativa), ha un impatto diretto sul nostro sistema economico", osservano.

"I 2,3 milioni di occupati stranieri -spiegano- contribuiscono alla produzione di circa 123 miliardi di euro di valore aggiunto, ovvero l’8,8% della ricchezza nazionale complessiva. Nel 2014, a fronte di un calo degli occupati italiani (-23 mila unità), si è registrato un aumento degli occupati stranieri (+111 mila). Allo stesso modo, il tasso di disoccupazione relativo agli italiani ha continuato a salire (+0,6%), mentre quello degli stranieri ha mostrato segni di diminuzione (-0,4%)".

"Un altro contributo significativo all’economia italiana -osservano- arriva dall’imprenditoria straniera. Gli imprenditori nati all’estero attivi in Italia alla fine del 2014 sono oltre 632 mila, pari all’8,3% del totale".

"Osservando l’andamento -continuano- nel periodo della crisi (2009-2014), è significativo come in tutte le regioni vi sia stato un aumento, che coincide con il calo degli imprenditori italiani. A livello nazionale, gli imprenditori stranieri sono aumentati del 21,3%, mentre gli italiani sono diminuiti del 6,9%".

Secondo i ricercatori della Fondazione Leone Moressa, "i dati dimostrano il ruolo dei lavoratori stranieri nel sistema produttivo nazionale: nell’ultimo anno gli occupati stranieri sono 2,3 milioni, in aumento del 5% rispetto all’anno precedente, e producono circa l’8% del pil".

"Gli occupati stranieri -chiariscono- rappresentano circa il 10% dei lavoratori in Italia: nonostante l’emergenza sbarchi, la componente straniera è fondamentale per l’economia italiana. Questo, anziché essere un freno allo sviluppo economico, può rappresentare un’opportunità di rilancio per l’intero sistema economico”.

I valori relativi alla distribuzione degli occupati immigrati in Italia rispecchiano, ancora una volta, quella che è già stata definita 'geografia produttiva' del paese. Le percentuali più alte, infatti, si registrano al Nord con una percentuale del 59%, suddiviso tra il 33,6% nel Nord-Ovest e 25,4% nel Nord-Est. A seguire il Centro col 26,9% e, infine, il Mezzogiorno col 14,1%. Anche l’incidenza degli occupati immigrati sul totale è superiore al Nord col 23,4%, segue il Centro (12,8%) e il Mezzogiorno (5,5%).

La variazione degli occupati immigrati nell’intervallo 2008-14 è positiva in tutto il paese. La Fondazione Moressa sottolinea, però, che "tale andamento segue una dinamica opposta rispetto a quella della loro distribuzione territoriale: gli occupati crescono con maggior intensità nelle regioni meridionali (67%) e nel Centro del paese (51,8%) e con percentuali minori nelle regioni settentrionali (47,8%)".

"Ciò può essere in parte spiegato -ammettono- con un travaso di occupati dal settore manifatturiero e delle costruzioni, quest’ultimo vede un altissimo numero di occupati immigrati ed è uno tra i più colpiti dalla crisi, dai quali molti immigrati hanno perso il lavoro, al settore dei servizi a bassa qualifica e, soprattutto, al settore primario. Specialmente in quest’ultimo caso, ciò si lega a una conseguente migrazione interna da nord a sud del paese".

Tale interpretazione, concludono, "è parzialmente supportata dai dati relativi alla distribuzione per settori degli occupati immigrati che mostrano un fortissimo incremento del settore primario, appunto (125,8%) e dei servizi, comprendenti anche il settore turistico-alberghiero (101,3%)".

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