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Expo: ricerca, 58% italiani appassionati di cibo, terreno di incontro con migranti

23 settembre 2015 | 12.39
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Expo: ricerca, 58% italiani appassionati di cibo, terreno di incontro con migranti

Il 58% dei connazionali "si considera un appassionato di cibo, si informa e si interessa al tema dell’alimentazione", il 24,8% "si dichiara un intenditore in grado di parlare di cibo con buona cognizione di causa", l’8,1% è convinto "di essere un esperto in materia", mentre appena il 9,1% si dichiara disinteressato o agnostico. E il cibo diventa anche un'occasione di 'ibridazione' e integrazione con i migranti. Sono alcuni dei dati della ricerca, condotta dal Censis, 'Ricette italiane di integrazione. Abitudini alimentari ed avventure imprenditoriali di italiani e migranti', che Labitalia ha potuto visionare.

La ricerca verrà presentata domani 24 settembre dalle 15 alle 18, alla Cascina Triulza di Expo, in occasione di un evento organizzato dalla direzione generale dell'immigrazione e delle Politiche di Integrazione – Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in collaborazione con Italia Lavoro SpA. La ricerca è dedicata al cibo come veicolo di integrazione, crescita economica, occupazione e co-sviluppo, e include l’analisi degli scambi commerciali tra l’Italia e i Paesi d’origine dei cittadini migranti, interviste sul campo e testimonianze di imprenditori di origine straniera.

Secondo la ricerca, la cucina italiana, nella percezione di chi ci compra o ci consuma all’estero, si è distanziata dal classico “pasta e pizza” per assumere le caratteristiche di un brand che "rinvia ad un paradigma di qualità e di differenziazione dell’offerta". Nel corso degli anni poi si sono affermate nuove abitudini legate alla qualità dell’alimentazione, al rispetto dell’ambiente e della salute, al consumo responsabile, alla curiosità nei confronti di ciò che viene da altri luoghi del mondo.

La conquista di uno spazio via via crescente - anche in mercati emergenti come quello asiatico – serve oltre che a fare da apripista per il made in Italy ad imporre valori in linea con i tempi. Altro elemento da considerare, spiega il Censis, è il fatto che il cibo non è più solo un tratto distintivo del nostro essere italiani, ma anche terreno di incontro e di ibridazione con culture diverse, le quali, grazie a fenomeni migratori sempre più estesi, sono ormai parte integrante del nostro Paese.

Il Censis mette in evidenza che esistono dei processi sociali che favoriscono una simile contaminazione. Le famiglie italiane con almeno un componente straniero sono più di 1,8 milioni e rappresentano il 7,4% del totale. Ogni anno si celebrano circa 26 mila matrimoni in cui almeno “uno sposo è straniero”. Per non parlare del milione di stranieri che frequentano quotidianamente le nostre case in veste di colf, badanti e assistenti domiciliari. E dall’ibridazione al business e alle opportunità occupazionali il passo è stato breve.

La filiera dell’agroalimentare dà lavoro a circa 161mila stranieri (circa il 7% di coloro che hanno un impiego in Italia), di cui 110mila operano nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca - rappresentando il 13,6% del totale degli occupati – e 51mila lavorano nell’industria alimentare e delle bevande (l’11,5% del totale). A questi se ne aggiungono altri 421mila nei comparti commercio, alberghiero e ristorazione.

In base ai dati della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, la presenza degli stranieri nei bar come dipendenti, spiegano dal Censis, arriva addirittura al 21,5% del totale.

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