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Petrolio: Hays, taglio organici e carenza competenze in oil&gas

20 gennaio 2016 | 15.12
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Petrolio: Hays, taglio organici e carenza competenze in oil&gas

Tagli all’organico per oltre il 90% delle aziende del mercato globale Oil & Gas nel corso del 2015. Un settore che nel 2016 sarà chiamato ad affrontare una mancanza di competenze specializzate dovuta alla riduzione del personale che ha spinto molti professionisti a cercare nuove opportunità lavorative al di fuori del comparto Oil & Gas. A rilevarlo la settima edizione dell’Oil & Gas Salary Guide, un’indagine annuale condotta dalla divisione Oil & Gas di Hays, uno dei gruppi leader a livello globale nel recruitment specializzato.

Lo studio, condotto lo scorso novembre, mostra gli effetti della caduta dei prezzi del petrolio sul mercato del lavoro. Nel 2015, il 32% degli intervistati dichiara di essere stato o soggetto di un demansionamento o considerato in esubero e il 72% di questi afferma di stare valutando un percorso professionale in altri settori. Una fuga di cervelli che, nel lungo termine, potrebbe aggravare la ricerca di professionisti specializzati nell’Oil & Gas.

Proprio per assicurarsi le migliori risorse, il 22% delle aziende afferma di essere disposto a offrire stipendi più alti. Volontà che dimostra come la carenza di specializzazioni sia una delle maggiori preoccupazioni per il settore, specialmente se il prezzo del greggio dovesse tornare a salire.

“Il crollo del costo del petrolio - spiega John Faraguna, Managing Director di Hays Oil & Gas - non ha determinato solo una diminuzione dei profitti per il settore, ma ha prodotto anche ingenti tagli al personale. Da qui, una fuga di cervelli che, nei prossimi anni, potrebbe aumentare le difficoltà nel recruiting di professionisti esperti”.

Hays fa notare che la maggior parte delle aziende ha deciso di ridurre l’organico per chiudere il bilancio in positivo. Ma, nel farlo, non ha considerato come questo potesse influire negativamente sulla propria reputazione e dunque sulla capacità di attrarre nuove risorse. Il 41% dei professionisti del settore dichiara, infatti, di valutare l’immagine dell’azienda prima di candidarsi per una posizione aperta. Inoltre, in caso di demansionamento o esubero, il 60% del campione non ha ricevuto referenze dal proprio datore, andando così a ledere ulteriormente la propria reputation sul mercato.

“Supportare i professionisti anche nella fase di uscita dall’azienda - continua Faraguna - può garantire alla stessa un’ottima awareness tra i potenziali candidati. Per evitare una carenza di specializzazioni come quella della fine degli anni ’80, i datori di lavoro dovrebbero, nel prossimo futuro, investire maggiormente nell’offerta formativa e nello sviluppo professionale delle proprie risorse, per attrarre i migliori talenti”.

Entrando nel dettaglio dei risultati della ricerca nello scenario italiano, emerge che il 53% dei professionisti è pronto a considerare una riduzione dello stipendio per mantenere il proprio posto di lavoro. Per il 45% del campione, la reputazione dell’azienda è il primo fattore di valutazione di una nuova offerta di lavoro. Seguono lo stipendio (29%), le prospettive di carriera (19%) e i benefit (8%).

Attualmente, il 62% delle aziende italiane sta affrontando una forte instabilità. Tuttavia, il 64% di loro si dichiara fiducioso di una ripresa del settore Oil & Gas nel 2016. Il 69% dei professionisti intervistati dichiara di ricevere benefit. Tra i principali benefit ricevuti a livello europeo si annoverano: bonus (33,5%), assistenza sanitaria (29%), piani di pensione integrativa (24%), e formazione (24%).

Anno dopo anno, diminuiscono del 30% i professionisti arrivati in Italia. Chiaro esempio, spiega Hays, di come le aziende stiano riducendo i costi di assunzione dall’estero. Il 92% dei professionisti italiani, invece, sta considerando di trasferirsi all’estero e il 31% di questi prevede di farlo nei prossimi 3/6 mesi.

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