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Pari opportunità: Manageritalia, puntare su 'worklife balance'

04 marzo 2016 | 13.36
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Pari opportunità: Manageritalia, puntare su 'worklife balance'

Il 'worklife balance', e cioè la capacità di bilanciare il lavoro e la vita familiare, oggi è finalmente al primo posto tra i fattori di successo professionale anche per i manager, con una prevalenza degli uomini (53% dei manager e 55% degli uomini) e, se lo vogliono per loro, a maggior ragione devono renderlo raggiungibile nelle loro aziende, per tutti i collaboratori. Parallelamente, le donne manager continuano ad aumentare in Italia (+0,8% dirigenti e + 1% quadri nel 2014). E' quanto emerge dai dati elaborati da Manageritalia, in collaborazione con AstraRicherche e Job Pricing, su fonti diverse.

Secondo la ricerca, sul fronte delle pari opportunità, è vero che qualcosa si sta muovendo, ma si muove troppo lentamente in tutta Europa e ancor più in Italia.

Il nostro Paese, infatti, è al 41° posto su 145 paesi (22° in Europa su 45 paesi) nella classifica 'Global gender gap 2015' del World Economic Forum, gli stereotipi socio-familiari resistono e il 71% degli italiani (50% la media europea) ritiene che gli uomini siano meno competenti delle donne nello svolgimento dei compiti domestici e il 43% (29% media europea) crede che un padre debba anteporre la carriera al doversi occupare dei figli piccoli e il 38% infine (29% Europa) pensa che le donne siano meno disposte degli uomini a fare carriera.

Se non altro siamo consapevoli del ritardo: il 68% degli italiani (62% la media europea) pensa che oggi l’ineguaglianza di genere sia ancora diffusa nel Paese. Lo pensano più le donne 74% degli uomini 62% (in Europa donne 68% e uomini 57%) e l’ambito nel quale gli stereotipi di genere sono più diffusi è il proprio mercato del lavoro per il 51% degli europei e il 63% degli italiani, superati solo dalla Grecia (70%).

Eppure, la diversità di genere sul lavoro fa la differenza e avere almeno il 30% delle donne in posizioni di leadership può far aumentare fino al 6% il margine del profitto netto aziendale (studio del Peterson Institute for International Economics e dell’Ey).

"La gestione del 'diversity' di genere, culturale e anagrafico -dice Marisa Montegiove, coordinatrice del Gruppo donne di Manageritalia- è oggi determinante; certo, deve essere basta su un'organizzazione manageriale del lavoro, perché le aziende e il lavoro diventino davvero 'agili', capaci di garantire una vera e sana flessibilità che permetta di dare il meglio nel lavoro e nella vita personale. Questo diventa oggi un must per tutti e per i manager in primis. Perché abbiamo bisogno delle donne per portare nuova linfa nella società e nell’economia".

Una buona percentuale di donne al lavoro e ancor più nelle posizioni di vertice, spiega la ricerca, "è la condizione perché le aziende facciano più profitti e le economie crescano maggiormente: quindi, la tanto decantata parità diventa oggi, oltre un innegabile problema sociale, anche e soprattutto un’opportunità economia. Questo dicono i dati e anche i cittadini europei".

"Chi se non i manager -dice Guido Carella, presidente Manageritalia- possono far sì che questo 'worklife balance' si realizzi. Grazie a una gestione manageriale delle persone basata su obiettivi, risultati e, quindi, merito. Grazie a un ottimale utilizzo delle nuove tecnologie, alle facilitazioni legislative e non, ad una vera collaborazione e sinergia tra i lavoratori e tra gli obiettivi delle persone e quelli delle aziende".

"Ma di fatto serve la presenza di manager -conclude Carella- che mettano anche l’anima per dar senso al lavoro di tutti e per raggiungere veramente quel diapason di produttività e benessere per le persone e le aziende. Questo è oggi il vero ruolo dei manager per costruire il presente e il futuro del lavoro e della crescita economica e sociale".

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