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Agroalimentare: Italmopa, valorizzare filiere nazionali frumento

13 maggio 2016 | 16.54
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Ivano Vacondio presidente Italmopa
Ivano Vacondio presidente Italmopa

Valorizzare le filiere nazionali di frumento. Questo è quanto emerso oggi in occasione di una tavola rotonda 'Prospettive di valorizzazione delle filiere nazionali frumento. Strategie e strumenti' organizzata da Italmopa, l’associazione industriali mugnai d’Italia, aderente a Confindustria e Federalimentare, che rappresenta l’Industria molitoria nazionale, leader in Europa con circa 11 milioni di tonnellate di frumento trasformate.

“Nel 2015 -spiega il presidente Ivano Vacondio- l’industria molitoria italiana ha registrato un leggero andamento negativo, con una riduzione dei volumi produttivi di circa il 2% rispetto al 2014. Una percentuale comunque significativa per un comparto tradizionalmente caratterizzato da una ridotta elasticità della domanda. La flessione, verificatasi anche negli anni precedenti, dei consumi interni di pane, da un lato, e di pasta, dall’altro lato, risulta ormai allarmante. Essa, purtroppo, è anche riconducibile alla riduzione dei consumi di carboidrati o di alcune tipologie di sfarinati dovuta a un’informazione non sempre corretta e certamente non supportata da evidenze scientifiche”.

"Dobbiamo riuscire a valorizzare il più possibile una filiera importante come quella del grano -sostiene Luca Bianchi, capo dipartimento Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali- ecco perché il Ministro Martina e l'ex Ministro Guidi hanno voluto fortemente una cabina di regia sulla pasta, che sta già lavorando alacremente. Trovo che sia anacronistico parlare di una contrapposizione fra il mondo industriale e quello rurale".

"Bisogna prendere atto -sottolinea- che alcuni fattori esterni hanno modificato il mercato alimentare italiano e continuare a investire su un prodotto come il grano. Esistono senza dubbio problemi di competività, ma bisogna superarli dall'interno con il contributo di tutti gli attori coinvolti, con un'attenzione particolare all'adeguamento delle strutture di stoccaggio, punto di partenza per la valorizzazione della materia prima".

L’utilizzazione di sfarinati di frumento tenero e di frumento duro nel 2015 si è complessivamente attestata a 7.703.000 t (4.018.000 t per quanto concerne gli sfarinati di frumento tenero - 3.685.000 t per quanto concerne gli sfarinati di frumento duro).

Per quanto riguarda l’utilizzazione e l’esportazione di sfarinati di frumento tenero c’è stato nel 2015 un leggero decremento dell0 0,2 % (- 8.000 t circa). Questa riduzione ha riguardato essenzialmente il prodotto pane il cui consumo, in riduzione dell’1,8% nel 2015, appare anche riconducibile alle reali esigenze domestiche quotidiane ovvero alla tendenza, favorita anche dalla crisi, a contenere gli sprechi. Da sottolineare tuttavia che risultano sempre più apprezzate le varianti ritenute più salutistiche dai consumatori.

Nel 2015 il consumo della farina per pizza ha registrato incremento per la pizza artigianale (pizzerie e soprattutto take away) che ha fatto registrare una crescita del 3% circa, mentre il consumo di pizza surgelata, pizzette e snack salati (retail e catering), che rappresentano il 20% circa del consumo nazionale, è risultato in riduzione del 2,5%. In particolare, nel retail, la riduzione è risultata del 2,0% per le pizze grandi, del 2,7% per le pizzette e del 4,0% per gli snack salati. In costante crescita, inoltre, le esportazioni di farine per pizza per via dell’indiscussa qualità delle farine nazionali e sull’onda del possibile riconoscimento della pizza napoletana come patrimonio Unesco.

Il livello di utilizzazione degli sfarinati di frumento duro ha fatto registrare, nel 2015 e rispetto all’anno precedente, una riduzione, valutabile in 3,7 punti percentuali tenuto conto in particolare dell’ulteriore frenata dei consumi di pasta sul mercato interno, ma anche di una riduzione delle esportazioni che mette fine a un lungo trend positivo.

Il quantitativo di semola di frumento duro destinato alla produzione di pasta alimentare, sia per consumo interno (-3,2%), sia per esportazione (-5.5%), risulterebbe di 3.373.000 tonnellate rispetto a un utilizzo totale di semola di frumento duro sul mercato interno pari a 3.579.000 tonnellate.

Il volume complessivo dei prodotti dell’industria molitoria italiana si può pertanto valutare, nel 2015, in circa 10.955.000 tonnellate. Sulla base degli indicatori relativi alla produzione e ai prezzi delle diverse tipologie di sfarinati e dei sottoprodotti della macinazione, il fatturato dei prodotti dell’industria molitoria è stimato, nel 2015, in 3,760 miliardi di euro, di cui 1,963 miliardi di euro nel comparto della trasformazione del frumento duro e 1,797 miliardi di euro nel comparto della trasformazione del frumento tenero.

“Il corretto e costante approvvigionamento in frumento di qualità costituisce da sempre una nostra priorità -sostiene Ivano Vacondio, presidente Italmopa- che consente all’industria molitoria italiana di raggiungere livelli di assoluta eccellenza. E’ ben nota l’impareggiabile capacità dei nostri mugnai di selezionare e trasformare i migliori frumenti, quale che sia la loro origine, per ottenere farine e semole di altissima qualità indispensabili per la produzione di prodotti pane, pasta, pizza e prodotti dolciari, alla base della dieta mediterranea e simboli del made in Italy".

"Certamente -ammette- il rilancio dei consumi interni, attraverso una corretta politica di informazione e di promozione, e il consolidamento delle esportazioni sia di farine e semole, sia dei prodotti derivati devono costituire indifferibili obiettivi non solo per tutta la filiera ma anche per i nostri interlocutori istituzionali”.

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