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Crisi: Banco alimentare Piemonte, cresce raccolta cibo ma anche richiesta

28 ottobre 2016 | 16.55
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Crisi: Banco alimentare Piemonte, cresce raccolta cibo ma anche richiesta

Per una qualsiasi azienda la crescita è un segnale positivo, ma per chi come il Banco alimentare del Piemonte si occupa di reperire cibo per i più bisognosi, è, all’opposto, un indice di preoccupazione. Così, l’aumento del 27% del volume del cibo raccolto nel 2015, pari a 6.460 tonnellate e donato alle strutture caritative, di cui beneficiano 113.500 persone in Piemonte, rivela una forte necessità di beni primari. E' quanto evidenzia il Bilancio sociale 2015 del Banco alimentare del Piemonte.

Il dato colpisce ancora di più, si avverte, se rapportato al numero di persone in povertà assoluta in Piemonte estratto dai dati Istat. Emerge infatti che, pur donando a un numero pressoché costante di persone e avendo distribuito oltre un quarto di alimenti in più, la percentuale di persone assistite rispetto al numero di persone in povertà assoluta nella regione scende dal 48,7% del 2014 al 38,3% del 2015. “Siamo perennemente in corsa: la nostra capacità - osserva Salvatore Collarino, presidente del Banco alimentare del Piemonte - di raccolta e recupero cresce, i nostri donatori confermano la fiducia nel nostro operato e incrementano le donazioni; possiamo dunque fornire più cibo, ma constatiamo una continua crescita delle richieste di nuovi piemontesi poveri”.

Infatti, i dati della povertà assoluta anche nel Nord Italia sono aumentati da 5,7% del 2014 al 6,7% nel 2015 e più recenti studi della Caritas non sembrano invertire la tendenza. Si assiste anche a un sostanziale allineamento del rapporto tra indigenti italiani e stranieri e, dagli indicatori della rete con cui il Banco alimentare del Piemonte si relaziona, emerge una grande percentuale di giovani con bambini piccoli: il 12% di chi ha bisogno ha figli sotto i 5 anni.

"L’attività del Banco alimentare del Piemonte è molto complessa. Ed è una macchina che non può rimanere senza benzina. L’operato dei 225 volontari è fondamentale, così il ruolo delle 70 aziende del territorio e dei 161 supermercati, che costantemente regalano parte della loro produzione e rimanenze, sono la garanzia per un pasto caldo e un pacco scorta per chi ha fame. Poi ci sono poi le 32 mense da cui si raccolgono pasti caldi che vengono ridistribuiti alle 577 strutture caritative con procedure che ne garantiscono la idoneità e la celerità", si sottolinea. "I volontari delle varie sedi del Piemonte - ricorda - hanno donato circa 9.600 giornate lavorative per un totale di 77.154 ore di lavoro valorizzabili in 1.386.000 euro e ha consentito di donare cibo per un valore stimato 19,4 milioni di euro nel 2015".

"Con una performance economica da record: ogni euro donato al Banco si traduce in 19 pasti equivalenti. Per questo 'euro matrice' e moltiplicatore di garanzia di un pasto per tanti, è indispensabile il sostegno strutturale di molti soggetti privati come Compagnia di San Paolo e pubblici come Regione Piemonte da anni schierati al fianco del Banco alimentare del Piemonte", prosegue.

Determinazione e fiducia nel 2017 sono comunque confortati da segnali incoraggianti: “Possiamo anticipare che le prime ricadute sull’anno in corso dell’attività post legge Gadda sugli sprechi alimentari approvata ad agosto in Senato - rivela Collarino - danno un primo dato, seppur parziale, confortante. A settembre 2016 le 56 tonnellate donate dalle industrie alimentari rappresentano un incremento del 70% rispetto alla media/mese dei mesi precedenti, giugno e luglio, e se compariamo settembre 2015 con il mese appena chiuso abbiamo un ottimo + 62% di cibo proveniente dal canale industrie”, conclude.

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