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Lavoro: Reboani, dopo 'no' niente collasso per politiche attive

13 dicembre 2016 | 14.00
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L'economista, oggi più che mai intesa tra Stato e Regioni

Paolo Reboani - (foto Adnkronos)
Paolo Reboani - (foto Adnkronos)

"Dopo il 'no' al referendum costituzionale non c'è il collasso delle politiche del lavoro che qualcuno prefigurava. Sono ottimista: le politiche del lavoro oggi più che mai devono tener conto della dimensione territoriale e si devono basare su una solida intesa tra Stato e Regioni". Paolo Reboani, economista, a lungo alla guida di Italia Lavoro e nel passato consulente di vari ministri del Lavoro, parla con Labitalia dello scenario per le politiche del lavoro alla luce della bocciatura della riforma costituzionale proposta da Renzi.

Reboani ricorda che il decreto attuativo del Jobs Act (150/15), quello che riordina servizi per il lavoro e politiche attive "è stato sì pensato in un'ottica evolutiva, ma ha un impianto che si basa sulla Costituzione vigente".

Il nodo rimane quello della divisione di competenze tra livello centrale e livello territoriale, e dunque anche delle funzioni dell'Anpal, l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro.

"L'Anpal è un'operazione che ha razionalizzato le strutture centrali -aggiunge Reboani- ma che ha al suo interno un rappresentante delle Regioni che siede nel Cda. E proprio l'Anpal può diventare il luogo di quella solida intesa tra Stato e Regioni".

L'obiettivo è avere "un modello unitario (non unico) di governance delle politiche attive del lavoro, ferme restando le differenze tra territorio e territorio". Per le regioni, poi "c'è un'evoluzione della loro responsabilità su territori sempre più ampi, basti pensare alla macro-regioni e su questo si dovrà gestire la macchina dei servizi per l'impiego".

Anche sul fronte normativo, conclude "Regioni e Stato possono e devono trovare un'intesa, a partire da tirocini e apprendistato".

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