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8 marzo: l'indagine, nel mondo 25% posizioni dirigenziali è ricoperto da donne

08 marzo 2017 | 12.45
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Simonetta La Grutta, Partner Head of VAT di Bernoni Grant Thornton
Simonetta La Grutta, Partner Head of VAT di Bernoni Grant Thornton

La proporzione di donne che occupano ruoli manageriali raggiunge il 25% su scala globale rispetto a quella degli uomini. E' quanto rileva il report di Grant Thornton, presentato in occasione della Giornata internazionale della donna. Lo studio è stato costruito tramite un questionario sottoposto a 5.500 realtà aziendali in 36 diversi Paesi. I dati mostrano un incremento dell’1% rispetto al 2016 e la crescita complessiva, dopo 13 anni di rilevazioni, si ferma al 6%. Inoltre, il numero di aziende che non ha donne all’interno del management è cresciuto dal 33% al 34% nel biennio 2016-2017.

Vista l’incertezza economica che domina l’agenda delle imprese nel 2017, il report di Grant Thornton, Women in Business: New perspectives on risk and reward, sottolinea quanto possa essere rilevante il tema della diversità di genere all’interno dei team dedicati alla gestione dei rischi.

"Quest’anno -commenta Francesca Lagerberg, global leader per i servizi di consulenza tributaria di Grant Thornton International Ltd- le aziende hanno raggiunto un obiettivo importante. Per la prima volta, infatti, un quarto dei ruoli aziendali rilevanti è occupato da donne. Purtroppo questo aumento non è soddisfacente e la strada da fare è ancora lunga. Nonostante ci siano studi che dimostrano il legame tra l’equilibrio di genere e l’aumento delle performance economiche, la composizione del management, a livello globale, si sta bilanciando ad una velocità incredibilmente bassa. Tutto ciò rappresenta un problema per la crescita economica e dovrebbe farci capire che non stiamo sfruttando pienamente il potenziale che abbiamo a disposizione”.

I dati elaborati da Grant Thornton dimostrano come nei paesi in via di sviluppo si stia investendo sulla parità di genere, mentre le economie più sviluppate sono ancora ferme. L’area che presenta i dati migliori è l’Europa dell’Est, con il 38% dei ruoli senior occupati dalle donne nel 2017 pari ad una crescita del 3% rispetto all’anno precedente. Nella stessa regione, la percentuale di aziende che, in assoluto, non hanno donne che ricoprono ruoli dirigenziali passa dal 16% del 2016 al 9% di quest’anno.

Allo stesso modo, i Paesi MINT (Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia) registrano l’incremento maggiore: la percentuale di ruoli manageriali occupati dalle donne aumenta passando dal 24% del 2016 al 28% del 2017. Nei MINT le aziende che non hanno manager donne calano dal 36% del 2016 al 27% nel 2017.

I dati dei Paesi che fanno parte del G7 raccontano una storia molto diversa rispetto a quella dei Paesi in via di sviluppo. Infatti, le economie più avanzate non hanno registrato alcun incremento rispetto all’anno scorso: le donne occupano il 22% delle posizioni dirigenziali e le aziende che non hanno donne all’interno del management rappresentano il 39% del totale. Non si registra, quindi, alcuna variazione positiva rispetto al 2016.

La ricerca rivela, inoltre, che i Paesi con la percentuale maggiore di donne manager sono: Russia (47%), Indonesia (46%), Estonia (40%), Polonia (40%) e Filippine (40%). I Paesi che hanno la percentuale più bassa di donne in ruoli dirigenziali sono: Giappone (7%), Argentina (15%), India (17%), Germania (18%), Brasile (19%) e Regno Unito (19%).

In Italia, invece, nel 2017 la percentuale di donne nel top management è del 27% (superiore quindi alla media globale) ma comunque in calo rispetto al 29% dell’anno precedente. Al di sopra della media anche il dato riguardante il numero di aziende che non hanno alcuna presenza femminile nei board: il 36%, percentuale rimasta sostanzialmente invariata rispetto al 2016.

"Lo studio -sottolinea Simonetta La Grutta, Partner Head of VAT di Bernoni Grant Thornton- ha rilevato che l’incidenza percentuale delle donne in ruoli apicali ha un certo grado di staticità, dovuto essenzialmente a ragioni culturali. Uno dei freni principali è costituito dalle politiche aziendali adottate per supportare la crescita manageriale delle donne; questi si sostanziano, di fatto, più in un’attività di mentoring che non di sponsoring, ossia in una serie di iniziative che si incardinano in un rapporto gerarchico (il mentor che fornisce consigli al mentoree), piuttosto che in un rapporto funzionalmente paritario che porta al coinvolgimento diretto per determinarne la crescita".

“Dallo studio è, inoltre, emerso che -aggiunge- la diversa modalità, tra uomini e donne, di affrontare il rischio aziendale costituisce una risorsa, soprattutto in economie instabili e mercati altamente volatili; la convinzione che l’approccio manageriale femminile sia essenzialmente avverso al rischio non è risultata corretta; nelle situazioni di crisi o di grave rischio, infatti, le donne sono più propense ad un’analisi olistica e approfondita quale base per l’elaborazione delle scelte strategiche necessarie a superare la fase critica”.

I risultati dello studio realizzato da Grant Thornton rivelano che il numero di amministratori delegati donne è in crescita. Tuttavia i ruoli che, tradizionalmente, sono maggiormente occupati dalle donne rimangono responsabile delle risorse umane (23% nel 2017) e chief financial officer (19% nel 2017). Mentre le cariche di amministratore delegato o managing director che vedono una presenza femminile salgono al terzo posto, registrando un aumento dal 9% del 2016 al 12% di quest’anno.

I Paesi che fanno parte del G7 hanno fatto progressi registrando un aumento della percentuale di amministratori delegati donne dal 7% del 2016 al 11% del 2017.

La ricerca smentisce, poi, l’assunto secondo cui le donne siano avverse al rischio e che, di conseguenza, vedano più alti livelli di rischio. Questa tesi suggerirebbe che le donne non agiscano tempestivamente ed efficacemente per ridurre il rischio. Al contrario, considerano il contesto e le diverse sfumature, rispondendo in modo coerente con il contesto economico e prendono in considerazione l’impatto che le loro decisioni hanno sulle persone e sui risultati economici.

Il livello di incertezza rimane alto nell’agenda delle imprese per il 2017, pertanto le differenze di genere nell’approccio e nelle vedute possono costituire un punto di forza. Avere approcci diversi a livello di management può aiutare le imprese ad avere una visione più ampia dei possibili rischi e un approccio più equilibrato per farvi fronte, sia che si rivelino opportunità o minacce. Le differenze di genere nei team decisionali possono, in ultima analisi, fare la differenza tra il successo e l’insuccesso.

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