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Lavoro: Ilo, ridurre disparità genere per benefici donne economia e società

16 giugno 2017 | 10.41
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Lavoro: Ilo, ridurre disparità genere per benefici donne economia e società

Ridurre le disparità di genere nel mondo del lavoro apporterebbe dei benefici notevoli alle donne, all’economia e alla società. E' quanto rileva l'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) che ha pubblicato il rapporto World Employment and Social Outlook (Weso) Trends for women 2017 (Prospettive occupazionali e sociali mondiali. Tendenze del lavoro femminile 2017). Per l'Ilo le disparità di genere rimangono tra le sfide più urgenti per il mondo del lavoro. Le donne hanno minori probabilità rispetto agli uomini di partecipare al mercato del lavoro e, una volta che vi accedono, hanno maggiori difficoltà a trovare un lavoro.

Favorire l’accesso delle donne al mercato del lavoro è un primo passo importante. Nel 2017, il tasso di attività delle donne a livello mondiale si attesta appena al disopra del 49%. Questo tasso è inferiore di quasi 27 punti percentuali rispetto a quello degli uomini e dovrebbe rimanere invariato nel 2018. Nel 2014, i leader dei paesi del G20 si sono impegnati a ridurre del 25% la disparità del tasso di attività degli uomini e delle donne entro il 2025.

Secondo le stime del rapporto, se questo obiettivo si realizzasse a livello mondiale, verrebbero potenzialmente apportati 5.800 miliardi di dollari aggiuntivi all’economia mondiale. Ciò apporterebbe anche un enorme gettito fiscale. Secondo il rapporto, il gettito fiscale potrebbe aumentare di 1.500 miliardi di dollari a livello mondiale, soprattutto nelle economie emergenti (990 miliardi) e avanzate (530 miliardi). L’Africa del Nord, gli Stati arabi e l’Asia del Sud sarebbero i maggiori beneficiari, visto che, in queste regioni, il divario tra il tasso di attività delle donne e quello degli uomini supera i 50 punti percentuali.

Oltre ai benefici considerevoli di tipo economico, un maggior numero di donne nella forza lavoro avrebbe conseguenze positive sul loro benessere, visto che la maggior parte vorrebbe lavorare. "Il fatto che, a livello mondiale, la metà delle donne sia esclusa dalla forza lavoro -ha dichiarato Deborah Greenfield, vicedirettore generale dell’Ilo- mentre il 58% preferirebbe avere un lavoro retribuito indica l’esistenza di forti limitazioni alla loro capacità e libertà di essere attive nel mondo del lavoro. Per i decisori di politica, la priorità dovrebbe essere quella di ridurre gli ostacoli che incontrano le donne che scelgono di partecipare al mercato del lavoro, e di abbattere le barriere con le quali si scontrano nei luoghi di lavoro".

Le donne che sono attive nel mercato del lavoro hanno più probabilità rispetto agli uomini di trovarsi disoccupate. A livello mondiale, il tasso di disoccupazione femminile ne 2017 è pari al 6,2%, il che rappresenta una differenza di 0,7 punti percentuali rispetto al tasso maschile del 5,5%. Nel 2018, questi due tassi dovrebbero rimanere invariati, confermando tale divario. In base alle tendenze attuali, non si anticipa nessun progresso nella riduzione del divario prima del 2021.

Il Rapporto Ilo ricorda poi che quasi il 15% delle donne lavoratrici nel mondo contribuisce al lavoro della famiglia, mentre il tasso degli uomini è leggermente superiore al 5%. Nei paesi in via di sviluppo, quasi il 36,6% delle donne e il 17,2% degli uomini contribuiscono al lavoro della famiglia. In questi paesi, la disparità di oltre 19 punti percentuali è la più ampia nel mondo.

“Dobbiamo iniziare a cambiare il nostro atteggiamento rispetto al ruolo delle donne nel mondo del lavoro e nella società: diversi fattori -ha sostenuto Steven Tobin, autore principale del rapporto- incidono sulla preferenza e la decisione di una donna di partecipare al mercato del lavoro e sull’accesso ai lavori di qualità, incluso le discriminazioni, l’istruzione, il lavoro di cura non retribuito, l’equilibrio tra lavoro e vita familiare e lo stato civile. Anche il conformismo ai ruoli di genere svolge un ruolo fondamentale nel limitare le prospettive di lavoro dignitoso per le donne. Dobbiamo iniziare -ha auspicato Tobin- a cambiare il nostro atteggiamento rispetto al ruolo delle donne nel mondo del lavoro e nella società. E' piuttosto frequente che alcuni membri della società si trincerino nella ritrosia dell'inaccettabilità che una donna svolga un lavoro retribuito. Il 20% degli uomini e il 14% delle donne pensa che non sia accettabile per una donna di lavorare al di fuori del suo ambiente familiare".

Il rapporto suggerisce l’adozione di misure per migliorare l’uguaglianza delle condizioni di lavoro e per ridefinire i ruoli associati al genere. Queste misure includono: la promozione della parità di remunerazione per lavoro di ugual valore; la rimozione delle cause che portano alla segregazione occupazionale e settoriale; il riconoscimento, la riduzione e la ridistribuzione del lavoro di cura non retribuito; il rafforzamento delle istituzioni che hanno mandato di prevenire e eliminare le discriminazioni, la violenza e le molestie contro le donne e gli uomini nel mondo del lavoro.

"Le politiche economiche -ha avvertito Tobin- del lavoro e sociali dovrebbero anche affrontare i fattori socio-economici che incidono sulla partecipazione, introducendo misure volte a migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita familiare, a creare e preservare posti di lavoro nell’economia di cura, e a incidere sul contesto macroeconomico e sull’economia informale".

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