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Welfare: Progetto Famiglia Network, dal 2013 +26% badanti italiane

19 ottobre 2017 | 14.52
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Welfare: Progetto Famiglia Network, dal 2013 +26% badanti italiane

“Dal 2013 a oggi, la crescita delle badanti italiane è stata di circa il 26% ed è in continuo aumento. Tale incremento è nettamente maggiore al Nord ma con un effetto paradosso, poiché le nuove badanti italiane sono per la maggior parte donne provenienti dal Sud, in cerca di uno stipendio più alto. Su 10 badanti, 7 trovano impiego al Nord, e 3 fra Centro e Sud. L’età media è di circa 45-55 anni per le badanti conviventi, e di 30-50 per quelle che prestano servizio a ore”. A rilevarlo è Francesco Lorenti, Ceo e Founder di Progetto Famiglia Network. “Chi si rivolge a me per trovare un impiego - spiega - sono per la maggior parte donne divorziate con figli grandi. Ma iniziano ad arrivare molte richieste da parte di donne sposate il cui marito è rimasto senza lavoro e, complice anche l’età, fatica a trovare un nuovo impiego. Quindi entra 'in gioco' la donna che si reinventa un lavoro in un settore in forte crescita”.

Un dato è certo: domanda e offerta si incontrano sempre di più. “Se da un lato vi è un’esigenza economica da parte della lavoratrice, disposta ad adattarsi a un impiego che un tempo non avrebbe considerato, dall’altro - avverte - ci sono le famiglie che richiedono sempre più spesso assistenti italiane, complici anche i fatti di cronaca che vedono coinvolte badanti straniere, o per la paura magari che il papà finisca per sposarsi - con conseguente perdita dell’eredità per la famiglia". L’identikit delle nuove badanti italiane traccia un quadro diverso anche dal punto di vista della formazione: “Sono nel 55% dei casi - sottolinea Lorenti - diplomate o addirittura laureate, e hanno avuto esperienza di assistenza quasi esclusivamente con i propri familiari. Successivamente, però, tendono, nella maggior parte dei casi a specializzarsi frequentando corsi di formazione specifica come Osa (operatore socio-assistenziale) o Oss (operatore socio-sanitario)”.

E i criteri di scelta sono cambiati rispetto a qualche tempo fa: “Per la famiglia conta di più l’affidabilità, in secondo luogo che le assistenti sappiano cucinare - dice - e che abbiano una buona dote di simpatia. La lingua è un fattore determinante affinché si instauri una certa comunicazione con l’anziano e la famiglia: è fondamentale che l’anziano si senta a proprio agio nella relazione”. Molte italiane, infine, si rendono disponibili anche per la convivenza 24 ore su 24, “ma circa il 50% di queste lascia l’impiego entro le prime 2 settimane”, conclude Lorenti.

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