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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

02 gennaio 2018 | 10.24
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"A me è parso, nel discorso del capo dello Stato, di leggere più un sentimento di vicinanza con chi affronta i problemi di ogni giorno, come la disoccupazione, più che l' intenzione di indicare ai partiti una linea programmatica. Il lavoro, lo sappiamo, non si crea con la bacchetta magica. E la prima cosa che una classe politica seria dovrebbe fare è adoperarsi affinché le istituzioni funzionino, e funzionino bene. È il suo primo dovere politico e morale, poi deve fare tutto il resto...". Lo dice ad Avvenire il docente di Scienze politiche all'università di Trieste, Paolo Feltrin, a proposito del messaggio del Presidente Sergio Mattarella.

"Oggi, infatti, viviamo gli albori della quarta rivoluzione industriale, basata sulla virtualizzazione e l' interconnessione tra dispositivi intelligenti, e se per veder nascere ognuna delle precedenti rivoluzioni - vapore, energia e automazione - erano serviti 100 anni, per questa ne sono bastati la metà. La tecnologia avanza rapidamente, ma le organizzazioni e le competenze tendono inevitabilmente a muoversi a un ritmo più lento. Nei prossimi anni, il divario tra una tecnologia in rapidissima evoluzione e il ritmo più lento dello sviluppo umano sarà sempre più ampio. Pensiamo ad esempio ai miglioramenti esponenziali nel campo dell' intelligenza artificiale, alla robotica, alle reti, alla capacità di analisi, etc. La digitalizzazione modellerà sempre di più l' economia e la società con le sue incredibili potenzialità, ma anche con le sue criticità". Lo scrive sul Sole 24 Ore Rosario Cerra, presidente del 'Centro Economia Digitale'.

"Nella pubblica amministrazione bisogna passare dalla narrazione sui fannulloni alla motivazione di chi merita e può fare carriera, e il rinnovo dei contratti va letto in questa chiave. Tra aumenti delle retribuzioni e riforma a regime, con i tagli ai costi per le imprese, la velocizzazione dei procedimenti e gli investimenti del Pon governance, le novità possono valere un punto di Pil". Così al Sole 24 Ore, il sottosegretario alla Funzione pubblica, Angelo Rughetti sulla partita contrattuale del pubblico impiego. Il primo tassello è rappresentato dall' intesa su ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici. "Si tratta del primo contratto dopo otto anni, ed è normale che i sindacati chiedessero di premere sul tabellare per recuperare potere d' acquisto -dice-. La produttività, però, va legata ai livelli di servizio, e questo aspetto avrà un peso maggiore in comparti come gli enti territoriali o la sanità, con i quali i cittadini hanno un rapporto più diretto".

"Abbiamo iniziato due anni fa il processo di registrazione dei nostri farmaci in Cina, un investimento che è già costato 15 milioni di euro e che potranno dare risultati nei prossimi cinque o sei anni" spiega al tempo, il General manager di Menarini, Pietro Giovanni Corsa che aggiunge: "Se ne sono andati via quasi tutti dall' Italia noi rimaniamo... Certo, ogni tanto pensiamo "Ma chi ce lo fa fare?". Perché da noi c' è un atteggiamento negativo nei confronti dell'impresa e un' aggressione continua anche da parte delle autorità fiscali. Ma noi vogliamo rimanere un valore per il Paese".

I comuni allo snodo del rinnovo del contratto dei dipendenti. "Si tratta di 650 milioni di euro che peseranno su Comuni, Province e città metropolitane", dettaglia a La Repubblica, Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell' Anci, l'associazione dei Comuni italiani. "Parliamo di 467 mila lavoratori, inclusi quelli a tempo determinato e i dipendenti delle Regioni. Poco meno di 400 mila, se consideriamo solo Comuni e Province. Dal calcolo sono esclusi i dirigenti, circa 10 mila, oggetto di contratto ad hoc". "I soldi ci sono, -afferma- ma non li possiamo toccare per via del Patto di stabilità. Ci dicono spendete, spendete.. Ma le regole sono queste. Avevamo chiesto al governo di lasciarci spazi finanziari per almeno 200 milioni, proprio per evitare di sforare il Patto, l' equilibrio tra entrate e uscite. Li hanno concessi, ma per gli investimenti e non per le spese correnti, cioè gli stipendi".

"E' tutto molto aperto", avverte il vicedirettore generale di Bankitalia Fabio Panetta, con La Stampa. "Entro dieci anni le banche italiane saranno diverse" stima ragionando sulla sfida del Fintech, la finanza che corre sul web. "Andrà a finire che gli istituti di credito più innovativi e avanzati compreranno le società del Fintech", prevede. Oppure "che le Fintech compreranno loro". "Perché non dovremmo dare la licenza ad Amazon se la chiedesse?", domanda il banchiere, convinto che il Fintech non abbia bisogno di grandi interventi legislativi, mentre il Bitcoin non ne necessita affatto. "E' una scommessa, non una moneta - assicura -. Chi va a fare a spesa col Bitcoin rischia di morire di fame".

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