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Lavoro: Leonardi, 'mercato si sta fermando, un male'

09 gennaio 2019 | 14.52
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Marco Leonardi
Marco Leonardi

"Premesso che i dati mensili dell'Istat sono poco 'stabili', vanno un po' giù e un po' su, e possono anche cambiare parecchio da un mese all'altro, il problema vero che evidenziano i dati Istat, analizzando anche periodi più lunghi, è che il mercato del lavoro si sta fermando". Così Marco Leonardi, professore di Economia Politica all'Università degli studi di Milano, commenta con Adnkronos/Labitalia gli ultimi dati dell'Istituto di statistica relativi a novembre 2018.

"Il pil sta peggiorando anche rispetto all'ultimo 'ritocco' all'1% -dice Leonardi- e si parla già di una possibile recessione, ossia di un pil col segno 'meno' davanti. E, dunque, a fronte di un aumento negli ultimi 4 anni di più di 1 milione di occupati, la metà dei quali a termine e l'altra metà a tempo indeterminato, adesso gli occupati non aumentano, la crescita si è fermata e l'occupazione è stabile, dice l'Istat".

"Un male che si sia fermata la crescita", aggiunge Leonardi che evidenzia un blocco tra "scelte politiche come il 'decreto Dignità', che impongono uno stop ai contratti a termine, e le condizioni più difficili per i contratti a tempo indeterminato, ora più costosi dopo la sentenza della Corte costituzionale sull’indennità che spetta a un lavoratore in caso di licenziamento ingiustificato".

"Certo, crescono le partite Iva -spiega Leonardi- e anche la scelta operata con la legge di Bilancio di favorire questa tipologia di lavoro con una flat tax spingerà una fetta di mercato verso questa formula. Ma si tratta di uno spostamento che non vuol dire stabilità del lavoro. Anzi.", osserva l'economista.

Insomma, uno sguardo globale potrebbe far dire, spiega Leonardi, che "aumentano le stabilizzazioni e diminuisce l'occupazione". "Sicuramente - avverte - aumentano le trasformazioni da contratti a tempo determinato a contratti a tempo indeterminato perché nei mesi scorsi era molto aumentato il numero dei contratti a termine, una parte dei quali vengono ora anche stabilizzati. E questo -ricorda Leonardi- era uno degli obiettivi del decreto Dignità. Ma lo stesso decreto mette uno stop pesante al rinnovo dei contratti a termine, per cui una parte consistente dei lavoratori a tempo determinato, come anche previsto da Confindustria, non si vedrà rinnovare il contratto".

Riguardo poi al calo dello 0,6% della disoccupazione giovanile, Leonardi ricorda che "i dati sulla disoccupazione e quelli degli inattivi sono strettamente legati". "E posso solo dire che nel lungo periodo, prima che peggiorasse il pil, la gente si era rimessa a cercare lavoro: ora invece il dato si è fermato", conclude.

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