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'Ho giocato tre numeri al lotto', vita fantastica della signora Van Wood

23 settembre 2019 | 14.30
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La copertina del libro di Aurora van Houten
La copertina del libro di Aurora van Houten

Ci sono donne che passano alla storia o che si ricordano perché 'mogli di', 'figlie di' o 'sorelle di'. Una definizione sbrigativa, senza'altro sessista, e che soprattutto fa perdere di vista, a volte, personalità complesse e affascinanti, che della persona famosa non sono stati succubi, ma spesso muse, ispiratrici, compagne alla pari. E' il caso di Aurora della Camera, poi diventata van Houten, grazie alle nozze con Peter van Wood (che di cognome faceva appunto van Houten), famoso cantautore e chitarrista olandese, all'apice della carriera nella seconda metà degli anni '50, naturalizzato italiano.

A farci scoprire la vita fantastica di Aurora, nata nel 1926 a Morcone (Benevento), è lei stessa, in quella che descrive "un'autofiction". Il libro si intitola "Ho giocato tre numeri al lotto" (Solfanelli ed., 287 pagg., 20 euro), come una famosa canzone del marito chitarrista, e si avvale di una presentazione della giornalista Maria Serena Palieri.

Dall'infanzia in Molise con un nonna "che prendeva lo scialle nero e saliva al Castello a contrattare alla pari coi briganti", al collegio a Roma prima e agli studi in Legge poi, all’università partenopea ‘Federico II’ popolata all'epoca solo da maschi, Aurora ci prende per mano e ci guida nella sua vita anticonformista e sempre all'insegna di una grande libertà e creatività. Ladra — sì, ladra — in viaggio di nozze, complice del suo giovane sposo, animatrice tra wagon lit e casinò, di un copione che Alfred Hitchcock avrebbe volentieri portato sullo schermo. La von Houten è stata anche organizzatrice per la Rai delle prime selezioni per il festival di Sanremo, e quindi arbitra della colonna sonora che accompagnava per dodici mesi l’Italia canterina.

Ma Aurora è stata anche una disegnatrice di gioielli portati alle dita e al collo di principesse monegasche e di mogli di sceicchi sauditi. La sua produzione è sempre stata al top: per Tiffany ha ideato una famosa collana con gli ovali, per Van Cleef e Arpels, la 'minudiere' (borsetta da sera) in oro, per Cartier le collane di perle con speciali chiusure, conchiglie ornate di diamanti. Ruggero Orlando, il famoso corrispondente della Rai dagli Usa, era un suo estimatore e di lei diceva sempre: "Quando morirò, questa donna mi coprirà la bara di rubini e smeraldi".

Donna dai costumi — anche sessuali — che anticipavano un paio di generazioni, astrologa (ha tenuto per anni una rubrica su Harper's Bazzaar), amica delle star di Hollywood ("Sylvester Stallone al cinema sembrava un macho, invece era piccolo e magrolino"), ha aperto a Roma, a piazza Cola di Rienzo, un locale che si chiamava "Bellezza Bar". "C'erano dei tavolini -racconta- dove sedersi e bere una coppa di champagne che veniva offerta alle clienti", mentre "dai rubinetti sgorgavano prodotti naturali", griffati Dr. Aurora Van Houten. Un'antesignana anche della moda bio e dei trattamenti olistici. What else?

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