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Shoah: 8mila spartiti e 'violino di Auschwitz', a Barletta la Cittadella della musica dei lager

22 gennaio 2021 | 16.54
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La ricerca del Maestro Francesco Lotoro fa nascere la casa di un immenso patrimonio raccolto in anni di lavoro

L'orchestra ad Auschwitz
L'orchestra ad Auschwitz

Non finiscono di stupirci le molte vite e le molte straordinarie storie personali che stanno dietro all'immane tragedia della Shoah. Per esempio, che nei campi di concentramento i nazisti avessero organizzato orchestrine per intrattenimento o che gli stessi internati riuscissero in modo avventuroso e a rischio della vita a continuare a suonare, è cosa nota. Ma meno noti sono i volti, i nomi, le storie di questi musicisti, molti dei quali morirono proprio ad Auschwitz o Dachau. A dare voce a queste storie ci ha pensato il Maestro e compositore, Francesco Lotoro di Barletta, docente al Conservatorio di Bari.

Con un lavoro testardo e certosino (e senza nessun aiuto neanche dai "magnati ebrei", come dice lui stesso), Lotoro dal 1989 raccoglie e seleziona musiche e spartiti composti e scritti dai deportati e dai prigionieri politici e militari di tutto il mondo negli anni che vanno dal 1933 al 1953. Un lavoro di ricerca appassionata che l'ha portato a riunire ottomila spartiti, moltissimi strumenti musicali, e dodicimila documenti recuperati nei campi di sterminio, nonché milletrecento volumi di letteratura sulla musica scritta dai condannati alle camere a gas. Tutto questo prezioso materiale sarà ora riunito a Barletta, nella "Cittadella della Musica Concentrazionaria", opera che sarà finanziata dallo Stato, dalla Regione Puglia, dal comune di Barletta, e che costerà 37 milioni di euro, già stanziati.

L'opera di Lotoro è una storia nelle storie e l'ha raccontata il giornalista e scrittore Antonio Del Giudice in un saggio pubblicato nel numero di gennaio del mensile Studi Cattolici, edito da Ares Milano. "Lotoro -spiega Del Giudice- ha percorso in lungo e in largo, fra gli altri Paesi, gli Stati Uniti, la Polonia, la Bielorussia, la Germania, l’Austria, la Francia. Lunga è la lista dei giornali che hanno raccontato la sua impresa, il suo girovagare missionario, la sua passione, il suo ardimento un po’ folle. New York Times, Le Monde, la BBS, The Telegraph, Washington Post, La Presse Montreal, ABC Espana, Channel 1 Russia, O Globo, The Indu, Frankenpost, Il Foglio, solo per citarne alcuni. Vale la pena aggiungere che il maestro ricercatore ha viaggiato a sue spese e con i pochi introiti della sua Fondazione che organizza concerti, stampa libri, e ogni anno il 27 gennaio onora il Giorno della Memoria a Barletta, la sua città, dove vive e lavora".

Nonostante il Covid anche quest'anno il lavoro di Lotoro sarà prezioso nella Giornata della Memoria del 27 gennaio: Rai Scuola organizzerà uno Speciale dove una particolare attenzione verrà data al progetto del compositore, il quale oltre a raccontare il suo progetto, selezionerà alcuni brani appena raccolti e scritti da donne italiane deportate. Non solo. Sempre mercoledì 27 gennaio, dal palco del Teatroteam di Bari, sarà trasmesso in streaming, alle ore 20, sulla pagina facebook della Città metropolitana, lo spettacolo “La B rovesciata. Il Testamento dell’universo concentrazionario”, opera composta e diretta da Lotoro, con la partecipazione del soprano, Anna Maria Stella Pansini, del tenore Nicola Sette, del baritono e voce recitante Angelo De Leonardis e della voce di Paolo Candido.

Diversi i brani che saranno eseguiti e che Lotoro ha salvato dall’oblio, insieme a più di ottomila spartiti scritti dai tanti musicisti ebrei, zingari, prigionieri politici e soldati. Un repertorio enorme e sorprendente toccante e ispirato, nonostante le condizioni disumane in cui ha preso forma, tra il 1933 e il 1945. Cori, marce, tanghi, ninna nanne, musiche da cabaret e inni religiosi che scortavano i prigionieri ai lavori forzati o fin dentro ai forni crematori. Nella valigia di Lotoro, ricorda Del Giudice "è arrivato dagli Stati Uniti il 'Violino di Auschwitz', lo strumento appartenuto a Jon Stanislaw Hillebrand. Deportato a 17 anni, aveva fatto parte della Lagerkappelle, l’orchestra dei deportati che suonava nel campo. Lotoro incontra negli Stati Uniti la vedova di Hillebrand che gli dona il prezioso violino. Ma il viaggio gli riserva un’altra sorpresa. Saul Dedier, ebreo polacco, percussionista di talento universalmente riconosciuto che ha fondato la Holocaust Survivor Band".

"Ha 95 anni e promette di tornare a Barletta, dove era stato rifugiato dopo la guerra -aggiunge Del Giudice-. Nato a Cracovia, deportato a Mauthausen e a Linz, liberato dai soldati americani, finito in Puglia a Santa Maria al bagno e poi a Barletta. Un anno a Barletta, poi a Bari con la stessa missione: organizzare le partenze la Palestina degli ebrei scampati alla mattanza dei nazisti. Quindi Napoli e la scelta degli Stati Uniti come ultima patria. Saul Dedier affida a Lotoro, parole del maestro, «un immenso tesoretto musicale», che si aggiunge al patrimonio che sarà conservato presso la Cittadella della Musica Concentrazionaria", spiega ancora Del Giudice. Nomi, cognomi, artisti, uomini e donne. Da non dimenticare.

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