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Enogastronomia: in Italia è boom di giovani mastri birrai

29 febbraio 2016 | 16.35
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Enogastronomia: in Italia è boom di giovani mastri birrai

Giovane, proveniente da un altro settore, appassionato e principalmente consumatore. E’ il profilo del 'Mastro birraio' di oggi, professione negli ultimi anni tornata alla ribalta grazie a un boom di consumo di birra e birra artigianale e naturale in particolare. A Tirreno C.T., la fiera dedicata al mondo dell’ospitalità e della ristorazione, in corso a CarraraFiere fino al 2 marzo, la presenza di micro birrifici è in forte aumento. Dato, questo, che va ad aggiungersi anche alla crescita in fiera di fornitori per questo comparto, con la tecnologia che cresce. Dal punto di vista produttivo, ma anche e soprattutto della tecnologia legata a questa produzione.

“Impressionante come quest’anno si sia andati incontro a una tendenza di crescita del genere - spiega Paolo Caldana, organizzatore di Tirreno C.T. - e uno dei motivi è che questa fiera rappresenta l’incontro tra operatori, in questo caso abbiamo puntato molto sia sull’aspetto fornitori che produttori”.

A Tirreno C.T. sono presenti due micro birrifici apuani. La Moncerà di Montignoso (Massa) presenta la gamma di nove birre (dalla nera alla weiss) che presenta come si serve e come si abbina una birra a tutto pasto. Il Birrificio Apuano di Massa, invece, si propone, oltre che con le proprie eccellenze, anche con la possibilità di personalizzare la propria etichetta, sia per aziende, ma anche per appassionati consumatori che vogliono un proprio marchio per le serate con gli amici.

Il settore della birra artigianale è in forte crescita tanto che Coldiretti parla addirittura di 1.900% di micro birrifici negli ultimi dieci anni. Secondo i dati di Assobirra, ricordati a Tirreno C.T., tra il 2010 e il 2014, il dato è quasi raddoppiato, sono passati da 186 a 443 e oggi sono oltre 600 i piccoli stabilimenti artigianali che hanno sede in Italia e rappresentano quasi il 3% della produzione nazionale. Sono quindi una realtà importante che è stata in grado di garantire oltre 1.500 nuovi posti di lavoro, soprattutto giovanile.

In termini di fatturato, sottolinea Unionbirrai, oltre il 60% dei birrifici guadagna tra i 100mila e gli 800mila euro, e oltre il 51% si avvale di personale a tempo indeterminato. E a crescere sono anche i volumi prodotti, 445 mila ettolitri in media in un anno, +2,2% rispetto al 2011 e pari al 3,3% degli ettolitri totali di birra prodotti in Italia.

Sempre secondo Assobirra, la birra si beve tutto l’anno e addirittura sono stati 2,4 milioni di ettolitri quelli bevuto durante le feste natalizie. I consumi sono pressoché raddoppiati da 16,7 a 29 litri procapite in pochi anni. E la bevanda è al centro della curiosità del pubblico femminile, dato che l’Italia è il Paese con il più alto numero di consumatrici di birra in Europa (6 su 10), pur mantenendo il minor consumo procapite e un approccio a questa bevanda nel segno della moderazione e del consumo a pasto.

La birra è la bevanda alcolica preferita dagli under 54 (secondo uno studio Ipsos-AssoBirra) e nell'80% dei casi viene bevuta 'a pasto', quindi in modo responsabile e secondo uno stile di consumo definito 'mediterraneo', ossia senza eccessi e in maniera consapevole. Sempre secondo Coldiretti, sono oltre 30 milioni gli appassionati consumatori di birra per un consumo procapite annuo di 29 litri, molto poco rispetto a Paesi come la Repubblica Ceca con 144 litri pro capite, l'Austria 107,8, la Germania 105, l'Irlanda 85,6, il Lussemburgo 85 o la Spagna 82.

La birra italiana vola però all’estero, con le esportazioni praticamente triplicate negli ultimi dieci anni con un aumento record del 28% nel 2015.

Ma il nostro Paese resta il mercato con i maggiori volumi di import di birra (pari a 6milioni e 175mila ettolitri nel 2013), complice anche una competizione fiscale sleale da parte di vari paesi europei, fondata su norme nazionali poco rigorose sulla denominazione del prodotto che permettono di commercializzare a prezzi molto competitivi (e con una tassazione più bassa) birre di minor qualità, che rischiano di mettere fuori mercato gli operatori italiani.

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