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Lavoro: Pessi, Consulta potrebbe modificare quesito su art.18

10 gennaio 2017 | 15.34
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Lavoro: Pessi, Consulta potrebbe modificare quesito su art.18

"Domani la Consulta dovrà decidere se il referendum sull'art.18 proposto dalla Cgil è ammissibile o no. E credo che la Corte potrebbe dire sì apportando però una sorta di rimodulazione del quesito referendario". Lo dice a Labitalia Roberto Pessi, giuslavorista e prorettore alla Didattica della Luiss "Guido Carli" di Roma.

"Per come è strutturato -spiega il professore- il quesito non è tanto abrogativo, quanto piuttosto propositivo e manipolativo perché cambia la norma, prevedendo l'estensione dell'applicazione dell'art.18 a partire dalle imprese con 5 dipendenti. Storicamente, un referendum invece dovrebbe abrogare una norma, non modificarla".

Per questo, aggiunge Pessi, "la Consulta potrebbe andare incontro ai proponenti il referendum, ammettendone la legittimità, ma cassando dal quesito le parti che estendono l'applicazione dell'art.18". "Con un quesito così modificato, in pratica, si voterebbe per abolire le modifiche apportate all'art.18 in questi anni e si ripristinerebbe la regola vigente pre-legge Fornero, cioè applicabile alle imprese sopra i 15 dipendenti", spiega.

Se invece la Consulta ammettesse il quesito così com'è ora, questo comporterebbe "un'estensione massiccia -dice Pessi- delle regole dell'art.18: in pratica si dovrebbe applicare a oltre il 60% delle aziende italiane ed è prevedibile che ci sarebbe un'affluenza di massa alle urne per votare a favore".

L'effetto sarebbe "deflagrante, ancor più di quello che ebbe la proposta sulla scala mobile ai tempi di Craxi", ricorda Pessi. "Perché - prosegue - lì si votava per 20.000 lire in più, qui si voterebbe apparentemente per quello che per tutti gli italiani è il primo desiderio: la stabilità". Anche se in realtà, precisa, "come si è visto, non è l'art.18 che porta occupazione così come non ne porta la sua abolizione".

Adesso però la Corte si deve "pronunciare sul metodo piuttosto che sul merito". "E questo quesito -spiega il giuslavorista- non propone un uso corretto dello strumento referendario. Se domani io propongo un quesito per abolire il sistema di tassazione e portare l'aliquota fiscale al 21% vanno tutti a votare, ma non è questa la strada giusta per farlo. La democrazia prevede altri strumenti", conclude.

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