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Lavoro: il giuslavorista, serve nuovo contratto, il Jobs app

22 maggio 2017 | 15.23
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Lavoro: il giuslavorista, serve nuovo contratto, il Jobs app

Lavoratori autonomi e freelance ma con alcune caratteristiche del lavoro dipendente. Questa è l’identità del lavoro mediato da un App. E’ nata una nuova forma di lavoro che non è riconducibile né al lavoro dipendente né al lavoro autonomo. Una nuova modalità lavorativa presso le aziende della app economy che presuppone l’individuazione di un nuovo contratto di lavoro: il Jobs App. E' quanto sostiene Francesco Rotondi, giuslavorista e Founding partner di LabLaw.

"L'app economy -spiega Rotondi- è un modello economico che non si basa su un rapporto di lavoro continuativo e subordinato ma su uno rapporto discontinuo basato sulla richiesta (on demand), cioè determinato nel momento in cui il mercato richiede i propri servizi o prodotti attraverso piattaforme digitali e app dedicate. Se applicassimo le regole del lavoro dipendente alle aziende della app economy otterremmo un unico risultato: la sua scomparsa".

"Inoltre, regolamenteremmo con una contratto da dipendente -continua Rotondi- un lavoro che ha caratteristiche molto più vicine al lavoro autonomo. Sarebbe una forzatura suicida".

"In generale, non possiamo ritenere che le prestazioni rese all’interno e a valle di questi processi organizzativi e produttivi siano inquadrabili nelle attuali fattispecie di lavoro subordinato, autonomo o di collaborazione coordinata e continuativa. Serve un contratto di lavoro ibrido in cui le tutele non sono garantite dal posto di lavoro ma nel e dal mercato del lavoro", chiarisce.

"Questo vuol dire capovolgere -sottolinea Rotondi- il paradigma del lavoro così come l'abbiamo conosciuto fino ad oggi. Le attività economiche che ruotano attorno a una app sviluppata ad hoc producono una semplificazione dei processi produttivi e organizzativi, una digitalizzazione delle attività che prima erano svolte dai collaboratori e che oggi sono automatizzate".

"Partendo dall’assunto -sostiene Rotondi- che il lavoro mediato da un app non è riconducibile al lavoro dipendente ma, al contempo, prevede alcune caratteristiche del lavoro subordinato, il Jobs app - propone Rotondi - dovrebbe prevedere alcuni punti fermi validi per tutte le aziende della App Economy.

Ecco i primi 3 articoli del Jobs app: "La retribuzione variabile. Prevede una retribuzione fondamentalmente variabile legata alle consegne e non una paga oraria che poco si addice ad un modello in cui si lavora sulla base delle disponibilità offerta dal collaboratore; Minimo contrattuale. Stabilire un minimo retributivo a consegna valido per tutte le aziende del settore che applicano il Jobs App, evitano così, una competizione sulle retribuzioni. Regole retributive e del lavoro uguali per tutti", elenca.

E ancora: "Welfare di settore e tutele. Prevede una percentuale fissa, obbligatoria e aggiuntiva su ogni retribuzione (0.30 centesimi) per finanziare un fondo di categoria che servirà a finanziare una serie di prestazioni sociali e un sistema di welfare per il settore: malattia, assicurazione sanitaria, assicurazione per infortunio, manutenzione straordinaria dei mezzi, e così via".

"Lancio un appello alle aziende della app economy: facciamo sistema -conclude Rotondi- e creiamo il contratto di lavoro 4.0, il Jobs App. Non ha più senso la strategia dello struzzo a far decidere alla magistratura del lavoro, in assenza di regole e autoregolamentazione, come regolamentare uno dei settori emergenti della nuova economica".

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