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Lavoro: il giuslavorista, vera riforma egualitaria è salario minimo regionale

12 luglio 2017 | 15.13
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Lavoro: il giuslavorista, vera riforma egualitaria è salario minimo regionale

“Il salario minimo nazionale non tiene minimamente conto delle profonde differenze del costo della vita da Palermo a Bolzano. Non fa altro che sostituire il contratto nazionale con una norma generale che non distingue le diverse specificità del territorio causando le stesse disuguaglianze alle quali assistiamo oggi. La vera riforma realmente e concretamente ispirata ai principi di equità sociale è il salario minimo su base regionale in grado di individuare un minimo salariale realmente ancorato al costo della vita reale su cui poi a livello aziendale interverranno accordi di maggior favore, oltre a quelli stabiliti a livello di contrattazione individuale”. Ad affermarlo, a Labitalia, Francesco Rotondi, giuslavorista e co-fondatore di LabLaw.

"La determinazione dei minimi salariali - ricorda - è oggi di competenza delle parti sociali, non c’è nessuna legge in tal senso, attraverso i contratti collettivi nazionali di lavoro. I minimi salariali, quindi, che dovrebbero garantire un’equa retribuzione in rapporto al costo della vita sono gli stessi da Palermo a Bolzano".

"Tale omogeneità nazionale, in realtà, è fonte - avverte - di evidenti disuguaglianze perché il costo della vita nel nostro Paese è differente tra regione e regione e soprattutto tra le grandi aree geografiche dell’Italia: Nord, Centro e Sud. La centralità del contratto nazionale, e della proposta di salario minimo nazionale, non tiene conto delle differenze connesse al potere d’acquisto differenziato a livello territoriale producendo, così, un ingiusto squilibrio del salario reale".

"La nostra Costituzione attribuisce un compito e una responsabilità immensa alle parti sociali, sindacati e imprese, ossia la determinazione di un sistema di diritti e doveri con l’intento di garantire ai cittadini per il tramite del lavoro un’esistenza 'libera e dignitosa' in un’ottica di 'non discriminazione', il tutto tenendo a mente l’esercizio dell’attività d’impresa che, anch’esso tutelato dalla Carta Costituzionale, diventa lo strumento necessario, allo scopo", sottolinea.

“La via per applicare il principio costituzionale di non discriminazione - spiega Rotondi - è legare la determinazione dei minimi salariali alla dimensione territoriale, quella più vicina alle reali condizioni delle imprese e dei lavoratori. In virtù di tale convinzione, ho elaborato un progetto di legge regionale presentato in Regione Lombardia gli scorsi mesi che stabilisce la competenza della determinazione dei mini salariali a livello territoriale e financo aziendale".

"Le ragioni a sostegno di tale proposta sono innumerevoli, ma per tutte valga la mancata considerazione degli elementi territoriali e produttivi nel contratto nazionale che sono alla base di una corretta determinazione del costo della vita reale. Il presente disegno di legge si applica alle relazioni industriali sia del settore privato che pubblico, altrimenti alimenteremmo ancora ingiustificate disuguaglianze”, precisa.

I punti principali del progetto di legge presentato in Regione Lombardia sono: "Individuazione dei salari minimi: i contratti collettivi di lavoro sottoscritti a livello territoriale (regionale), dalle associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano territoriale, determinano le retribuzioni minime dei lavoratori appartenenti ai vari settori produttivi. La determinazione deve avvenire in base al potere di acquisto effettivo espresso per il territorio da un coefficiente Istat (indice regionale del costo della vita), nonché dall'indice di produttività territoriale", illustra.

E continua: "La contrattazione collettiva aziendale determinerà tutti gli ulteriori elementi retributivi (diversi dal minimo) anche in relazione all'andamento della redditività e/o produttività dell'azienda. In caso di contrasto fra contratti collettivi di diverso livello, la supremazia spetta a quello più vicino al luogo di lavoro".

"La presente legge si applica anche al sistema di relazioni sindacali del comparto pubblico. A tal fine, sulla base della normativa vigente, saranno individuati i soggetti a livello regionale e territoriale dotati della rappresentanza e rappresentatività necessaria per la sottoscrizione di detti accordi", conclude.

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