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Coronavirus, Corso (Polimi): "bene smart working ma non solo per emergenze"

25 febbraio 2020 | 15.09
LETTURA: 3 minuti

Non si può prescindere dall'importanza di un accordo di responsabilità datore di lavoro-dipendente

Mariano Corso responsabile scientifico dell'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano
Mariano Corso responsabile scientifico dell'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano

"Smart working subito senza tutti gli adempimenti previsti dalla legge? E' un atto correttissimo quello adottato dal governo, a patto che non sia una scorciatoia e che non serva solo per gestire le emergenze". Lo dice in un'intervista all'Adnkronos/Labitalia Mariano Corso, responsabile scientifico dell'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano. "In questa fase di emergenza - spiega - sicuramente si velocizza l'attivazione dello smart working, ma non si può prescindere dall'importanza di un accordo di responsabilità datore di lavoro-dipendente". "In pratica - chiarisce - il lavoratore si 'prende' l'autonomia di operare da casa, in perfetta flessibilità, e in cambio l'azienda ne misura i risultati. Il lavoratore è comunque subordinato, anche se lavora 'da casa', e quindi deve dare conto del raggiungimento degli obiettivi".

"Lo smart working - fa notare Mariano Corso - aiuta le imprese ad assorbire l'impatto del Coronavirus, che è un disastro dal punto di vista economico, facilitando il lavoro a distanza, senza così bloccare il Paese". "Certo, non tutte le realtà aziendali - ammette - sono uguali. Questi giorni stanno mettendo in luce delle differenze sostanziali tra chi riesce comunque a mantenere l'operatività normale e chi, invece, non riesce ad inserire nell'organizzazione aziendale questo nuovo modello di lavoro. Anche perché non si può pretendere che, da un momento all'altro, il dipendente lavori da remoto. Non è così semplice: non è sufficiente un pc e una connessione Internet. Ci si deve allenare al coordinamento con il datore di lavoro e con un team di riferimento, nel caso si lavori su un progetto a più mani".

"Per questo - avverte Mariano Corso - va bene fronteggiare l'emergenza con lo smart working, ma sarebbe ancora meglio se si prendesse la consapevolezza che va attuato anche alla quotidianità". "Nel caso, ad esempio, che - continua - ci sia un black out dei mezzi di trasporto o il rinvio dell'orario di un certo lavoro da consegnare, si deve essere pronti a lavorare lontano dal posto di lavoro e a un orario diverso. Lo smart working è, quindi, uno scambio di flessibilità che deve inserirsi nella normale gestione dell'organizzazione aziendale, a prescindere dalle emergenze".

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