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Cisal: "Europa difende leggi passate, per italiani pensioni da fame"

27 gennaio 2016 | 16.29
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Francesco Cavallaro
Francesco Cavallaro

"Nel raccomandare all’Italia la piena attuazione delle riforme pensionistiche adottate in passato, la Commissione europea scarica sul nostro sistema previdenziale la responsabilità della salvaguardia dei conti pubblici nel lungo periodo. Ancora una volta, sarebbero i lavoratori a fare le spese della sterile contrapposizione tra Commissione europea e governo italiano". E' quanto si legge in una nota della Cisal.

“Si tratta per la nostra economia -dichiara Francesco Cavallaro, segretario generale Cisal- di una bomba a orologeria, dall’entità per molti ancora incerta, i cui effetti devastanti si sommeranno presto al blocco dei contratti pubblici e del turn over, ai tagli alla sanità, alla scuola, ai trasporti”.

“Ricade nuovamente -spiega- sulle spalle dei cittadini, dei lavoratori e dei pensionati l’onore e l’onere di salvare l’Italia dagli errori dei propri governi, in materia fiscale e previdenziale anzitutto. E se sul piano sociale l’indifferenza dell’Europa non stupisce più, preoccupa in misura sempre maggiore l’insipienza con cui la politica italiana risponde a problematiche quali evasione, lavoro nero e sommerso da una parte, giovani e disoccupazione dall’altra”.

“Per la previdenza -sottolinea il segretario - basterebbe porre fine alla strumentale confusione tra la corretta gestione del salario differito (i contributi), di esclusiva proprietà dei lavoratori, e l’altrettanto corretta gestione della fiscalità generale, fonte esclusiva di finanziamento delle legittime prestazioni assistenziali".

"Per il fisco -sottolinea- è necessaria una profonda e radicale revisione dell’attuale sistema, per combattere e sconfiggere l’evasione. Un problema al quale anche il Presidente Mattarella, nel messaggio di fine anno, ha ritenuto necessario fare un accorato e circostanziato richiamo".

"Un problema -fa notare Cavallaro- da sempre ritenuto prioritario dalla Cisal, sul presupposto che liberare 122 miliardi di euro, pari a quasi 8 punti di Pil, aprirebbe spazi enormi per investimenti produttivi, occupazione, crescita, benessere diffuso. E lo strumento non può che essere quello della piena responsabilizzazione del cittadino-contribuente attraverso l’introduzione strutturale nel sistema del cosiddetto contrasto di interessi”.

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