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Pensioni: contro attacco a diritti acquisiti dirigenti e manager uniti

07 aprile 2016 | 15.32
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Giorgio Ambrogioni
Giorgio Ambrogioni

Un'alleanza "che nasce sui temi della previdenza, ma che si allargherà ben presto a tutti i temi della politica economica, con l'obiettivo di dare una voce unica a parti importanti della classe dirigente di questo Paese". Così Giorgio Ambrogioni, presidente della Cida, la confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità, annuncia a Labitalia la costituzione di una nuova alleanza della quale fanno parte esperti di associazioni complessivamente rappresentative di circa 500mila alte professionalità del mondo pubblico e privato quali dirigenti, magistrati, diplomatici, medici e docenti universitari.

"L'alleanza -spiega Ambrogioni- ha un obiettivo 'alto': quello di dare una voce quanto più possibile unitaria e credibile a una parte significativa della classe dirigente". Non solo. "Vogliamo contrastare i luoghi comuni -dice ancora il presidente Cida- e soprattutto mettere a disposizione della buona politica e delle istituzioni le nostre competenze, per dare un colpo di reni al risanamento di questo Paese".

"Competenze e conoscenze -insiste Ambrogioni- sono anche i requisiti fondamentali per contrastare nei fatti (e non a parole) comportamenti illeciti e impropri, che noi condanniamo senza se e senza ma e che tanto danno arrecano ai nostri conti pubblici e al futuro del Paese", conclude.

In un momento in cui si mettono in discussione "diritti acquisiti" in materia previdenziale, dunque, Cida ha promosso la costituzione di un tavolo di lavoro intercategoriale, coordinato dall’attuario Antonietta Mundo. "Le alte professionalità con la loro alleanza intendono contrastare qualsiasi misura che metta in discussione i diritti acquisiti, conquistati al termine di un lungo impegno lavorativo e di carriere frutto di percorsi meritocratici", spiega una nota.

"Anziché incentrare il dibattito su misure classiste o inattuabili (come ad esempio l’impossibile ricalcolo di tutte le pensioni in essere con il metodo contributivo) -aggiunge la Cida- il governo dovrebbe affrontare con concretezza temi particolarmente urgenti, quali l’evasione fiscale e la spesa pubblica improduttiva, impegnarsi a favorire tutti quegli investimenti che possano fare da volano alla crescita e alla ripresa occupazionale. Tali associazioni avvertono, altresì, l’esigenza di rafforzare il loro ruolo sociale, la loro capacità di elaborazione e proposta, offrendo contributi di idee in grado di valorizzare le competenze rappresentate. Tutto questo al fine di partecipare alla riaffermazione di una classe dirigente all’altezza delle aspettative del Paese".

Cida e le alte professionalità stigmatizzano soprattutto "le ripetute esternazioni del presidente dell’Inps che stanno influenzando il dibattito pubblico, che sono agevolmente contestabili per la mancanza di basi tecniche e che sembrano avere un solo obiettivo di tipo punitivo".

"Non pensiamo sia compito di chi guida l’Istituto di previdenza esternare, al di fuori degli ambiti istituzionali, proposte di competenza dell’esecutivo, quanto piuttosto garantire una gestione manageriale dell’Inps cominciando dal recupero della significativa evasione contributiva, nonché dal controllo delle prestazioni non dovute", prosegue la nota.

"L’ultima proposta di Boeri consiste nel finanziare la flessibilità tassando con un contributo di solidarietà le pensioni più elevate, che in passato, avrebbero avuto dalla normativa vigente delle 'concessioni eccessive' in termini di durata: in realtà, queste pensioni sono frutto di lunghi anni di lavoro e assolutamente correlate a contributi elevati, professionalità, responsabilità e merito dimostrati sul campo. Le pensioni ottenute con largo anticipo sono ben altre e collegate, normalmente, a uno stato di invalidità o di reversibilità, quindi di importo basso", aggiunge Cida.

"Pretendere di finanziare la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro (da considerarsi peraltro auspicabile) con un nuovo contributo di solidarietà, così come propone Boeri, risulterebbe assurdo, oltre che profondamente iniquo. Assurdo perché le risorse ricavate sarebbero del tutto marginali rispetto ai costi, e iniquo perché, come ha già per altro ricordato il ministro Poletti, sulle pensioni superiori a 90.000 euro lordi annui già gravano contributi di solidarietà che vanno dal 6% al 18%", dice la Cida.

"Occorre inoltre tener conto dell’ulteriore contributo di solidarietà posto a carico dei pensionati e dei lavoratori dei fondi sostitutivi ora confluiti nell’Inps, nonché degli effetti permanenti e cumulati nel tempo prodotti dai numerosi blocchi della perequazione. E perché il quadro sia completo bisogna considerare infine che l’11% dei pensionati, ovvero coloro che percepiscono più di 2.700 euro lordi mensili, versano il 45,6% del reddito tassato Irpef rispetto al totale dei lavoratori in quiescenza".

"A fronte di questa ennesima proposta 'in libertà' il governo ha nuovamente preso le distanze, ma è tempo che venga detta una parola chiara e definitiva su tutta la materia, che faccia cessare questo inaccettabile stato di incertezza, contrasti il rischio di un conflitto intergenerazionale e ponga fine a un dibattito stucchevole che produce solo acredine e invidia sociale e incertezza sulla propensione al consumo, che incide negativamente sulle aspettative e quindi sulla crescita".

Oltre alle federazioni associate alla Cida (Federmanager, Manageritalia, Fp-Cida, Cimo, Sindirettivo Banca Centrale, Fidia, Fenda, Fnsa, Terzo Settore e Saur) hanno aderito al tavolo Anmas ar (magistrati), Cosmed (medici), Sndmae (diplomatici), Unpit.

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