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8 marzo: Hays, solo 1 donna italiana su 10 ambisce a diventare ad

08 marzo 2016 | 15.39
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8 marzo: Hays, solo 1 donna italiana su 10 ambisce a diventare ad

Solo l’11% delle donne italiane aspira a diventare Ceo o Managing director della propria azienda. A rilevarlo il sondaggio 'Leading Women Survey' che Hays, società leader nel recruitment specializzato, ha condotto su un campione di oltre 11.500 persone di tutto il mondo. Secondo lo studio, infatti, le professioniste dei paesi europei sembrano essere meno ambiziose delle colleghe dei mercati in via di sviluppo. Come le italiane, anche le donne francesi, tedesche e inglesi non puntano al comando della propria azienda. In Inghilterra, ad esempio, solo 1 donna su 10 ambisce alla carica di Ceo o Md, rispetto al 28% di Malesia, 22% di Colombia e 18% di Emirati Arabi Uniti.

Le donne europee mostrano, invece, più propensione per i ruoli di middle o senior management: 4 italiane su 10 (39%), ad esempio, dichiarano che si sentirebbero professionalmente appagate se fossero promosse manager. Obiettivo condiviso anche dal 36% delle inglesi. Mentre solo il 33% degli uomini intervistati aspira a raggiungere un livello manageriale.

La presenza femminile tende, infatti, a concentrarsi più su funzioni di supporto che di leadership. Recenti ricerche confermano che a livello globale solo il 9% delle donne è amministratore delegato (Ceo) o Chief operating officer (Coo), percentuale che sale al 18% se si tratta della figura di Chief financial officer (Cfo).

“I risultati dell’indagine fanno riflettere: è davvero preoccupante - afferma Allistair Cox, Ceo di Hays - che così poche donne vogliano raggiungere posizioni apicali all’interno della propria azienda preferendo, invece, ruoli di middle e senior management”. Ma per aumentare il numero delle donne ai vertici aziendali, è necessario promuovere l’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro. L’indagine Hays, infatti, mostra ancora una forte diversità di opinione tra uomini e donne: ad esempio, solo 1 uomo su 5 riconosce disparità di stipendio e di opportunità tra colleghi di sesso opposto rispetto al 44% delle donne.

Le aziende sono, quindi, chiamate a definire programmi per favorire il rispetto della diversità e la presenza di donne nelle posizioni apicali. La quasi totalità degli intervistati da Hays dichiara, infatti, che la propria organizzazione non ha una policy finalizzata al rispetto dell’identità di genere (44%) o non è sicura della sua esistenza (28%).

“È importante - continua Cox - che le imprese sviluppino delle iniziative e dei piani per incoraggiare il talento femminile ai vertici. L’uguaglianza di genere può, infatti, offrire a un’organizzazione innumerevoli benefici come una maggiore produttività o migliori risultati aziendali. Chiaramente, è indispensabile che le aziende iniziano a pensare a tali programmi in una logica di lungo termine e non come semplici palliativi”.

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